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Vertice Renzi - Merkel - Hollande: Scontro tra rigore e flessibilità. Ecco la timida apertura della Cancelliera
giovedì 9 ottobre 2014, di
Si è tenuto ieri pomeriggio il summit europeo sull’occupazione tra i capi di Stato e di governo dei 15 stati membri dell’Unione. Tema centrale della giornata il lavoro e le politiche di finanziamento europeo per i piani di rilancio all’occupazione, soprattutto giovanile. Mentre si svolgeva il vertice con i capi di governo, i sindacati a fianco dei lavoratori sono scesi in piazza per protestare.
Jobs act
Mentre Renzi faceva il padrone di casa a Milano, a Roma il Senato si è trasformato in un triste campo di battaglia. Senatori sui tavoli, urla, risse, libri lanciati, insomma bagarre in piena regola per bloccare l’approvazione del jobs act. Renzi infatti avrebbe voluto ottenere il via libera giusto in tempo per presentarsi al vertice europeo con i compiti fatti, ma la fiducia al governo sulla riforma del lavoro è arrivata soltanto a notte inoltrata.
I vertici europei e la cancelliera hanno comunque apprezzato la riforma del governo Renzi. Il premier ha incassato una valutazione positiva unanime dai leader di Bruxelles Barroso, Van Rompuy, Schultz e la Merkel che ha definito il Jobs act un "passo importante" per l’Italia.
Flessibilità
Prevedibile l’apprezzamento dei vertici europei per la riforma del lavoro. Inaspettata invece, l’apertura, per il momento soltanto teorica, della cancelliera Merkel verso la flessibilità. Oltre al tema del lavoro infatti, centrale nell’incontro di ieri, sono state le parole crescita e flessibilità.
Dal dibattito tra i capi di governo è emersa tutta la contraddizione europea. Da una parte infatti, si impone il rispetto dei paletti economici fissati da Bruxelles, ma dall’altra si favoriscono progetti cofinanziati dall’Unione come il piano Garanzia Giovani che però pesa nel calcolo del deficit. Sul punto sembra convergere la consapevolezza di tutti, Merkel compresa che ammette "ci sono Paesi che devono lottare per rispettare il Patto di stabilità e capisco che abbiano una certa ritrosia a usare questi programmi e questi fondi. Bisogna perciò vedere come cambiare le cose e noi siamo pronti".
Tetto del 3%
Ma se Merkel parla di modifiche alle procedure di finanziamento, aprendo alla possibilità di estrapolare dal calcolo del deficit i finanziamenti europei, resta ferma sulla sua posizione quando si parla del tetto al 3%. Di fronte alla Francia disobbediente e l’Italia che arranca Merkel ha voluto ribadire: "Sono fiduciosa che tutti terranno fede alle loro responsabilità".
Sul tema Renzi ha assicurato che l’Italia rispetterà i suoi impegni, ma ha definito il vincolo del 3% di "reputation" (di credibilità), ovvero pensato vent’anni fa, in un mondo totalmente diverso da quello che si presenta oggi.
Hollande invece, lancia una frecciatina alla Germania, alludendo al 2003 quando Berlino chiese la sforamento del 3% per poter portare a termine la riforme strutturali pensate per far ripartire l’economia tedesca. "Ci sono Paesi che possono ora stimolare la domanda interna - ha detto ieri Hollande dopo che la Merkel aveva illustrato il nuovo piano tedesco da 15 miliardi di euro destinato a questo scopo - perché le riforme le hanno già fatte in passato; in Francia abbiamo solo accumulato deficit senza fare le riforme che vogliamo fare ora".