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Usa: cos’è il tetto del debito? Ecco il perchè del default che scatterà domani
mercoledì 16 ottobre 2013, di
L’America è vicina al default, questa ormai è cosa risaputa. Quello che però non è chiaro è perché. Non si fa altro che parlare di shutdown e di due fazioni politiche, Repubblicani e Democratici, che rischiano di far sprofondare la prima economia mondiale nel baratro perché non riescono a mettersi d’accordo sull’innalzamento del tetto del debito. Ed è proprio su questo concentto che potrebbero sorgere dei dubbi, anche perché il cosiddetto “debt ceiling” è un’istituzione che nel nostro Paese non esiste.
Cosa vuol dire esattamente tetto del debito? Perché va innalzato? E cosa succederà se non si troverà un accordo?
Cerchiamo di capire insieme cosa sta succedendo negli Stati Uniti.
Cosa sta succedendo negli USA?
Lo shutdown, ovvero la chiusura dei servizi non essenziali del governo, dai parchi alla Statua della Libertà, continua ormai da settimane e nel frattempo si avvicina minacciosamente il giorno in cui scadrà la possibilità di innalzare il debito.
L’ora X scatterà alle 00.00 (ora americana) del 17 ottobre prossimo. Se entro quella data Repubblicani e Democratici non riusciranno a trovare un accordo sarà default.
Che cos’è il tetto del debito?
Prima di spiegare cosa sia il tetto del debito occorre fare un breve riassunto del concetto di debito pubblico.
Ogni Stato ha delle spese per coprire le quali istituisce delle tasse. Nel caso in cui però queste ultime non bastano a finanziare l’intero ammontare della spesa, lo stesso Stato ricorre all’emissione del debito, cioè vende buoni del Tesoro e con i soldi ricavati cerca di far quadrare i conti.
Il tetto del debito non esiste in Italia, ma è invece una prerogativa degli Stati Uniti e della Danimarca ed è sostanzialmente una limitazione del numero di titoli di Stato emessi in un anno. Se la spesa cresce, può farlo anche il debito pubblico, ma se si supera il tetto, il governo non ha più possibilità di finanziarlo.
Il tetto del debito americano
Passando dalla teoria alla pratica: il tetto del debito americano è fissato a 16mila miliardi e 800 milioni di dollari ed è stato già raggiunto da mesi, per essere precisi il 19 maggio scorso.
Da quel momento in poi il Tesoro ha varato dei “provvedimenti eccezionali” allo scopo di permettere al Governo di finanziare la spesa corrente. Ma il 17 ottobre questi provvedimenti andranno in scadenza e non ci saranno più soldi per pagare i debiti.
Senza l’innalzamento infatti il Dipartimento del Tesoro avrà le mani legate e gli Stati Uniti andranno in default
Rischio default
Il 17 ottobre è la data in cui scadranno i provvedimenti del Tesoro, ma ciò non significa che gli Stati Uniti andranno subito in default. Secondo alcune ricerche effettuate dall’Istituto Bipartisan Policy Center, il fallimento dovrebbe arrivare invece tra il 22 e il 31 ottobre a causa di alcuni importanti pagamenti che il governo non potrà effettuare.
Gli effetti sull’economia sarebbero pesantissimi, ma addirittura catastrofici potrebbero essere quelli sulla finanza:
“una diminuzione molto forte del valore del dollaro, un’esplosione dei tassi di interesse, ripercussioni negative in tutto il mondo e una crisi finanziaria simile e persino peggiore a quella del 2008”,
ha dichiarato il segretario del Tesoro Jacob Lew.
Come si è arrivati a questo punto?
Il tetto del debito venne introdotto negli Stati Uniti nel 1919 e fino al 1979, anno in cui l’America affrontò il suo primo leggero default, il suo innalzamento è sempre stato considerato una sorta di formalità. Dagli anni 60 ad al 2011, il limite è stato innalzato più di 70 volte.
In quell’anno si verificò infatti un altro rischio default. Ci fu una dura lotta tra Repubblicani e Democratici, ma la situazione venne risolta con un accordo arrivato in extremis.
Nel corso di questi 2 anni gli USA hanno dovuto affrontare più volte situazioni critiche: dal fiscal cliff al sequester, fino all’odierno shutdown.
Allo stato attuale dei fatti, gli americani si trovano ad affrontare l’ennesima gravissima minaccia. Lo scontro tra Repubblicani e Democratici è diventato durissimo: da un lato i conservatori, forti della maggioranza alla Camera, si oppongono agli aumenti della spesa pubblica proposti dal governo Obama, chiedendo parallelamente una riduzione delle tasse e un’indebolimento dell’Obamacare, riforma sanitaria proposta dal Presidente e già entrata in vigore; dall’altro invece i progressisti, che detengono la maggioranza al Senato, che chiedono un innalzamento della tassazione sui redditi altri allo scopo di finanziare la spesa pubblica.
Due posizioni opposte che fino ad oggi, nonostante vari tentativi ed un leggero ammorbidimento da parte dei Repubblicani, non hanno trovato un punto d’incontro.
Si pensava ieri di essere vicini ad un’intesa, ed invece le trattative si trovano nuovamente ad un punto morto.
Mancano poco meno di 24 ore all’ora X, poi sarà default.