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Tsipras si dimette: quali possibilità ora per la Grecia?

sabato 22 agosto 2015, di Erika Di Dio

Il primo ministro greco Alexis Tsipras si è dimesso la scorsa notte, dando il segnale di partenza per le seconde elezioni generali del 2015.

L’ex primo ministro sta tornando alle elezioni come candidato che attualmente si trova senza dubbio molto più a sinistra rispetto alla maggior parte del resto dei leader della zona euro.

Ma non si può più considerare una figura radicale come prima. Quello che sta proponendo ora è una sorta di piano di salvataggio semplicemente più equo rispetto ai due precedenti, con molti obiettivi in meno rispetto a quelli che aveva prima delle elezioni di gennaio.

Grecia: nuovo partito all’orizzonte
E non sta portando tutto il suo partito con sé. Venerdì mattina 25 parlamentari, in gran parte provenienti dalla "Piattaforma di sinistra" del partito scisso da Syriza, hanno formato un gruppo indipendente denominato Unità Popolare.

L’ex ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis guiderà il gruppo.

Essendo stato catapultato al potere dopo anni di opposizioni ai salvataggi della Grecia - che vengono associati a pacchetti di austerità e di riforme strutturali - i restanti membri del partito Syriza ora si ritrovano con il compito di attuarne uno.

Sembra comunque molto probabile che Tsipras sarà primo ministro in due mesi.

Syriza rimane ancora popolare rispetto alle alternative. Dopo aver ottenuto il 27,8% dei voti nelle elezioni del mese di gennaio, il partito di centro-destra Nuova Democrazia ora è regolarmente nei sondaggi sempre al di sotto del 20%.

È possibile che Tsipras dovrà formare una nuova e diversa coalizione, ma sembra che non ci sarà alcun blocco alternativo in Parlamento per costruirci intorno una maggioranza.

Ecco una nota di giovedì di Fabio Balboni della HSBC, in cui spiega i rischi derivanti da nuove elezioni:

Resta anche da vedere con quale programma il signor Tsipras porterà avanti la sua campagna elettorale, se resterà fedele alla lettera del MoU (Memorandum of Understanding, l’accordo di salvataggio), o se tornerà ad alcune delle sue precedenti promesse, in particolare quelle riguardanti elementi critici come ad esempio il mercato del lavoro e la riforma delle pensioni.

Con molti elementi ancora da risolvere e una linea temporale stretta, come abbiamo segnalato nella relazione di ieri, ciò potrebbe causare ritardi e incertezza sul futuro del programma. Le discussioni di ieri nei parlamenti olandese e tedesco mostrano che il livello di tolleranza per eventuali scostamenti è minimo, e le paure di un possibile Grexit potrebbero anche riaffiorare.

Questo è il rischio principale - che le elezioni in qualche modo fanno deragliare l’accordo da come lo interpretiamo noi oggi. Ma se Tsipras avesse veramente voluto fare questo, è difficile capire perché avrebbe presentato l’affare, in primo luogo.

Infatti, se riuscirà a formare un governo con alcuni dei partiti di centro e centro-sinistra nel Parlamento greco - l’attuazione dell’ accordo di salvataggio potrebbe in realtà essere più sicuro di quanto lo sarebbe solo contando sul sostegno della piattaforma di sinistra.

L’Europa ha vinto questo round. Tsipras è sempre di fronte a una scelta angosciante tra due forze convincenti. Da un lato, i suoi principi, e il suo mandato anti-austerity lo avevano allontanato dalla possibilità d raggiungere un piano di salvataggio con i creditori della Grecia.

D’altra parte, il popolo greco ha mostrato un costante desiderio di rimanere nella zona euro, nonostante la grave crisi economica degli ultimi cinque anni. Alla fine, questo desiderio è stato quello vincente.

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