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Tobin tax: nuovo testo in arrivo. Le maggiori preoccupazioni

martedì 27 novembre 2012, di Erika Di Dio

ll problema del rinvio della Tobin Tax al 2016, annunciato ieri dal direttore generale del Fisco tedesco Michael Sell, rappresenta solo una delle preoccupazioni relative alla suddetta tassa sulle transazioni finanziarie, in questi giorni in revisione dagli "addetti ai lavori" del Ministero dell’Economia. Secondo le ultime indiscrezioni, il nuovo testo potrebbe essere pronto tra 2 o 3 giorni per poi passare all’approvazione del Parlamento.

I problemi del rinvio

In seguito alle dichiarazioni di ieri sul rinvio fatte da Sell, gli esperti dell’IFMA, l’Associazione dei trader e consulenti sui mercati finanziari, hanno spiegato, "A questo punto c’è il rischio che l’Italia sia l’unico paese al mondo a istituire una Tobin tax così invasiva. Anche in Francia, dove la tassa è già presente, ci sono ampie aree di esclusione che la rendono de facto non devastante per il settore finanziario" e hanno poi aggiunto, "è bene inoltre ricordare che Stati Uniti e Inghilterra non la introdurranno mai rendendola di fatto una tassa inefficace e foriera di delocalizzazione per i paesi che la applicano", auspicando infine di attendere le decisioni dell’Ue prima di una sua introduzione.

Esamiamo ora i principali rischi e le maggiori preoccupazioni a cui si potrebbe andare incontro.

Rischio over the counter

Questo è uno dei rischi principali esposti dall’Acepi, l’Associazione italiana certificati e prodotti di investimento, che temono che, senza le dovute modifiche, si potrebbero spostare gli scambi dal mercato regolamentato dei derivati a quello "over the counter" (senza i requisiti riconosciuti ai mercati regolamentati, n.d.r). Questo punto è ben spiegato dal segretario generale dell’Acepi, Zanotti, "Il rischio di effetti controproducenti solo per l’Italia è reso ancora più probabile dalla globalizzazione e quindi dall’incredibile velocità con cui le attività finanziarie possono spostarsi in altri Paesi. Ciò è particolarmente vero per i derivati che, a differenza delle azioni, sono scambiati sia su mercati regolamentati (Borse e Mtf, ndr) sia "over the counter" e pertanto in tal caso non immediatamente "visibili" alle autorità di vigilanza dei mercati, sia italiane che estere".

Rischio valore tassa

Il punto in questione è il seguente: "Secondo il testo attuale la tassazione avverrebbe sul valore nozionale del derivato. Ma il valore nozionale non esprime il valore dello strumento e/o il corrispettivo dell’operazione. Nel caso delle opzioni, per esempio, la tassa rischierebbe di essere di ammontare superiore al premio corrisposto per l’opzione stessa. Stupisce altresì che, data la base di calcolo prescelta (valore nozionale), l’aliquota di tassazione dei derivati sia identica a quella delle azioni e non un’aliquota nettamente inferiore".

Quando calcolare l’imposta?

Se si fa il paragone con l’esempio francese, si evince che la Tobin Tax si paga sul saldo di fine giornata e non come quanto previsto per l’Italia, dove si paga su ogni singola transazione, il che va a discapito dei trader.

Problema liquidità

Infine, sempre facendo riferimento all’esempio francese, si nota che in quel caso i market maker non pagano l’aliquota relativa alla Tobin Tax, mentre in Italia anche i market maker "gli intermediari che svolgono una funzione di sostegno della liquidità, a beneficio del mercato nel suo complesso, permettendo su base continua agli investitori di poter comprare o vendere" sono tassati con un’aliquota dello 0,05%.

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