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Ticket parcheggio scaduto, stop alle multe? I Comuni ignorano i pareri dei Ministeri: come fare ricorso?
giovedì 14 agosto 2014, di
Ticket del parcheggio scaduto, la multa è nulla? Il punto di domanda è ancora necessario, nonostante sull’argomento si sia già espresso il Ministero dei Trasporti, con l’appoggio del Ministero degli Interni. Risale infatti alla fine del 2013 la diffusione via web della notizia di un parere tecnico-legale sull’argomento da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, risalente addirittura a marzo del 2010. Una novità accolta con qualche scetticismo all’inizio, e che invece è stata confermata anche dall’attuale dicastero, attraverso la viva voce del sottosegretario Umberto De Caro.
Niente multa: così dicono due Ministeri
Rispondendo personalmente a un’interrogazione parlamentare sul tema, infatti, De Caro ha ribadito, appena lo scorso mese di marzo, che gli automobilisti in sosta sulle strisce blu oltre il tempo tariffato non possono essere sanzionati. Il motivo è semplice: in caso di pagamento in misura insufficiente non sussiste la violazione di una norma di comportamento, ma una mera inadempienza contrattuale. Parere al quale, recentemente, si è allineato anche il Viminale, scatenando le associazioni di consumatori, pronte a minacciare valanghe di ricorsi.
I Comuni continuano a multare: perché? Come comportarsi?
Il fatto, però, è che nonostante più di un ministero affermi , fin dal lontano 2007, che queste multe non s’hanno da fare – a meno che il Comune non abbia messo a punto un apposito regolamento in merito – gli automobilisti continuano a ritrovarsi l’immancabile multa sotto il tergicristallo. E’ ovvio che molti primi cittadini non vogliano rinunciare all’indotto di queste sanzioni, e l’Anci, dopo aver inizialmente assecondato il ministro Maurizio Lupi, ha evitato accuratamente di emanare disposizioni operative sulla materia. Così facendo, gli interessati sono costretti a scegliere la strada del ricorso per veder riconosciuta la legittimità delle posizioni ministeriali, rivolgendosi al prefetto o al giudice di pace. Il consiglio, anche secondo il Sole 24 ore, è di scegliere la prima soluzione: le Prefetture dipendono dal Ministero dell’Interno e, almeno in teoria, ne dovrebbero seguire la linea.