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Tasse, nel triennio 2013-2015 stangata da 15 milioni di euro: perché?
lunedì 3 giugno 2013, di
Gli italiani, si sa, soffrono la crisi. Il mercato del lavoro è al collasso e la politica istituzionale non fa altro che ripetere che bisogna agire per risollevare la situazione giovanile e incentivare la crescita del Paese. E allora si sospende l’IMU sulla prima casa (almeno fino a settembre), e si cerca di scongiurare l’aumento dell’IVA. Eppure, con gli occhi sopra l’analisi del Centro studi Unimpresa realizzata in base ai dati della Banca d’Italia e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, risulta che quelle sopraccitate sembrano solo parole. Perché la verità è un’altra. La verità è che nel triennio 2013-2015 gli italiani subiranno una stangata fiscale da ben 15 miliardi di euro.
Italiani oberati dalle tasse
I numeri sono presto detti: 4,5 miliardi nel 2013, 5,4 miliardi nel 2014 e 4,9 miliardi nel 2015. Totale effettivo: 14,957 miliardi di euro. Sul banco degli imputati, rei di aver incrementato il gettito fiscale, l’imposta di bolla sulle transazioni finanziarie (3,4 miliardi); le accise sui carburanti (3,3 miliardi); riduzione delle agevolazioni fiscali per le auto aziendali (1,4 miliardi); aumenti sulle assicurazioni (1,3 miliardi). Il resto è da addursi ad altre tipologie di tributi.
Una stangata fiscale da ben 15 miliardi di euro che è diretta conseguenza delle manovre finanziare dei governi degli ultimi 3 anni, da quello Berlusconi a quello Monti.
"Bisogna ridurre la pressione fiscale"
Unimpresa, per voce del presidente Paolo Longobardi, lancia un ultimatum all’attuale governo:
Basta agire sulla pressione fiscale, che va assolutamente ridotta e non può essere ulteriormente aumentata. La nostra analisi peraltro non prende in considerazione l’imminente inasprimento dell’IVA che tra 30 giorni, salvo miracoli, salirà dal 21% al 22%. Noi diciamo basta. Serve un segnale forte alle famiglie e alle imprese e questo segnale deve arrivare proprio dall’approvazione di un piano serio per la riduzione del carico tributario. Se ne parla tanto, ma al momento mancano i fatti.
Timori per l’aumento dell’IVA
E c’è preoccupazione per l’aumento dell’IVA, nonostante si allarghi il fronte del "no" e tra i piani di Letta ci sia la volontà di evitarlo. C’è la viva e più che giustificata paura di una ulteriore riduzione dei consumi e un conseguente blocco della crescita economica, il che aggraverebbe e di molto la situazione del Paese.
Dare al lavoro la priorità è il programma principale del nuovo governo, ma finora non si è fatto molto. L’opposizione è critica e i cittadini non ce la fanno più a sopportare i risultati di manovre finanziarie ad hoc per salvare l’Italia dalla recessione e seguire la giusta via della retta Germania. Eppure, nonostante si dica da più parti che la pressione fiscale sia il primo problema in Italia non solo per le famiglie ma anche per chi fa impresa, nel triennio 2013-2015 verseremo ben 15 miliardi di euro nelle casse dello Stato.
Ora dopo le parole si attendono i fatti. La fiducia dell’opinione pubblica nei confronti del nuovo governo è già agli sgoccioli.