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Tassa rifiuti: ma cosa dobbiamo pagare?
giovedì 14 novembre 2013, di
All’inizio furono Tarsu e Tia (a sua volta distinta in Tia1 e Tia2), che poi divennero TARES. In seguitò arrivo la Service Tax, meglio nota come Trise, tributo composto da Tari (rifiuti) e Tasi (servizi indivisibili), ma perchè, piuttosto, non chiamarla Tuc (tributo unico comunale)? Cioè?
Nell’emendamento del PDL si legge:
"in attesa del riordino complessivo dell’imposizione immobiliare, a decorrere dall’anno 2014, l’imposta municipale propria (IMU) è sostituita dal Tributo unico comunale, in misura del 10,6 per mille da applicare sugli immobili e sui servizi indivisibili articolato in due componenti. Il Tuc sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati, e l’imposta comunale sugli immobili; per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili".
Il senatore Antonio D’Alì in un’intervista ha scherzato:
"Potremmo chiamarla Tul, Tributo unico locale, vi piace?".
Ma si, giusto per aggiungerne un altro. Perchè no?
Il balletto dei nomi delle tasse non ha fine e confonde solo i contribuenti, ma non solo. I Comuni non hanno la minima idea del bilancio da programmare. Facciamo il punto della situazione.
Cosa dobbiamo pagare?
Con la legge n. 124/2013 è stata concessa la possibilità ai Comuni, che non hanno approvato il bilancio 2013, di applicare la Tarsu, in vigore nel 2012.
L’art. 5, comma 4-quater specifica che:
"Nel caso in cui il comune continui ad applicare, per l’anno 2013, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU), in vigore nell’anno 2012, la copertura della percentuale dei costi eventualmente non coperti dal gettito del tributo è assicurata attraverso il ricorso a risorse diverse dai proventi della tassa, derivanti dalla fiscalità generale del comune stesso".
In quei Comuni che sceglieranno di far pagare la Tares (tipo Roma), il pagamento del saldo di dicembre, con la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro, dovrà essere eseguito tramite Il Modello F24. Per maggiori info tecniche visita la pagina dell’Agenzia delle Entrate.
Regna il caos
Insomma la situazione è diversa in ogni angolo d’Italia. Come ha spiegato il Corriere, da Milano ad esempio sono state spedite circa 458.000 lettere dai CAF al Comune al fine di chiedere delucidazioni sulla tassa sui rifiuti, rispetto a metri quadri e ai componenti del nucleo familiare, che vivono nell’abitazione, mentre è imminente dicembre, ovvero il momento in cui andrà pagata l’ultima rata della tassa sui rifiuti.
Le difficoltà sono tangibili, come spiega Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, che si sofferma su un dato assurdo: la finanza comunale è stata oggetto di cambiamenti 36 volte in due anni, ovvero dal novembre 2011 a oggi.
Sulla stessa linea Paolo Conti, responsabile nazionale del CAF Acli:
"Le difficoltà maggiori ci sono nei municipi piccolissimi e nelle metropoli. Di certo tutta questa frammentazione delle regole è un disastro".
A questo punto come non comprendere lo sconforto dei contribuenti costretti ad entrare in questa giungla di acronimi? La situazione è illustrata perfettamente dal sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana, che ha dichiarato:
"Il mio sospetto è che non è vero che avremo gli stessi soldi ma dovremo aumentare l’aliquota ai massimi livelli, tornando ad essere i veri impositori di tasse insopportabili per i cittadini. Continua la confusione nella quale sindaci sono costretti ad operare. Perdiamo solo tempo. Quest’anno, ad esempio, avremmo dovuto approvare la Tares. Noi lo abbiamo fatto, studiato per sei mesi, approvato il bilancio con questa tassa e qual è stata la risposta? I bilanci sono stati rinviati e un emendamento ci ha detto che chi ha approvato la Tares se la tiene, chi non lo ha fatto applica la tassa dello scorso anno: siamo all’elogio della cialtroneria".
E ha aggiunto:
"I cittadini non sono in grado di distinguere quale sia la tassazione centrale e quale quella locale. La realtà è che non basta cambiare nomi alle tasse, ma avere in mente un percorso chiaro. Il governo mi pare che non sappia dove vuole andare. Vogliamo riprendere il percorso federalista? Non mi sembra ci siano passi avanti in questo senso”.
La confusione del Governo Letta è inconfutabile. Perchè continuare a sbizzarrirsi con la fantasia nel trovare un nome "cool" per la tassa sui rifiuti, piuttosto che chiarire una volta per tutte e punto per punto: cosa pagare, come e quanto?
Una cosa è certa per il momento: il Codacons ha stimato un aggravio di circa 77 euro a famiglia (ad esempio a Milano l’incasso Tares 2013 sarà pari a 288,9 milioni di euro, ovvero +8,9% rispetto alla Tarsu 2012).
Insomma per noi contribuenti oltre al danno (l’aggravio), la beffa: essere presi continuamente in giro.