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Settembre di incertezze: come risponderanno i mercati? Intervista a Giancarlo Dall’Aglio
martedì 17 settembre 2013, di
Questo mese di settembre sembra essere particolarmente intricato per l’andamento dei mercati finanziari. Le incertezze su più fronti rendono il quadro difficile da decodificare. È per questo che abbiamo intervistato Giancarlo Dall’Aglio, trader indipendente e formatore esperto in materie prime che ci ha aiutato a fare maggiore chiarezza spiegandoci il suo punto di vista sugli aspetti che rendono questo mese di periodo particolarmente incerto.
- Il mese di settembre è costellato di appuntamenti cruciali. C’è la Federal Reserve e la possibilità del tapering, la questione del conflitto in Siria; sul fronte Europeo ci sono le elezioni in Germania. Secondo lei, di qui ad un mese come potrebbe cambiare il panorama dei mercati finanziari?
Le questioni sul tavolo sono tante, come giustamente da lei ricordato. I mercati, da qualche anno, sono letteralmente guidati dalle banche centrali. La Fed, in particolare, ha continuamente iniettato liquidità nel sistema attraverso le manovre di quantitative easing e adesso si trova ad affrontare il problema del tapering, dopo oltre un anno di stampa di moneta al ritmo di 85 bn mese. Dopo l’ultimo rapporto mensile sull’occupazione Usa, probabilmente si troveranno i presupposti per rimandare l’operazione e se così fosse, i mercati festeggeranno ancora una volta. Ciò che preoccupa maggiormente la Fed è senza dubbio il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, tenuti artificialmente bassi dal 2009. Per l’enorme debito degli Usa, tassi in veloce aumento costituiscono una bomba da non far esplodere.
La questione Siria sembra avviata alla soluzione diplomatica, dal momento che, per la prima volta, Obama sta trovando difficoltà di consenso ad un attacco militare, anche all’interno del congresso. Le implicazioni sarebbero tante e pericolose perché andrebbero a toccare equilibri che non conviene a nessuno spostare e mi riferisco a Russia e Cina. Di sicuro però, la questione non può considerarsi chiusa.
L’Europa sta vivacchiando in attesa delle elezioni tedesche, che, seppur sembra abbiano un esito scontato, tengono al momento i gestori con le redini tirate, come in un patto di non belligeranza e mi riferisco soprattutto a questioni che, durante gli ultimi anni, hanno portato ad allargare e di molto la forbice tra le economie degli stati del Nord Europa e i cosiddetti Piigs. Lo ripeto in continuazione, l’unione Europea, così come è stata concepita è un patto scellerato che ha penalizzato, nel corso degli anni, alcuni paesi rispetto ad altri attraverso la moneta unica.
- Dunque, secondo lei è probabile che nel breve-medio termine, ritorni inesorabilmente sulla scena lo spettro della crisi in Europa. Di recente lei ha scritto che il “più Europa” è soltanto un’illusione, crede che esista un modo per correggere il tiro, oppure si tratta di un progetto destinato al fallimento?
Il progetto Unione Europea, così com’è, è già fallito e viene tenuto in piedi per soddisfare gli interessi della tecnocrazia legata al casinò della finanza. Il concetto di Europa è a senso unico e favorisce gli Stati forti del Nord, l’Italia è un anello debole della catena. Le faccio solo un esempio: indipendentemente dalla cattiva gestione e dal mal governo della cosa pubblica, non è pensabile che all’interno di una vera unione, vi siano Stati che per finanziarsi debbano pagare il doppio o il triplo rispetto ad altri.
- Tornando agli Stati Uniti, questa settimana sarà protagonista la Federal Reserve con il meeting durante il quale è atteso l’annuncio del famigerato tapering del Quantitative Easing. Qual è la sua posizione rispetto a questa eventualità e in che modo, secondo lei, la riduzione degli acquisti da parte della Fed inciderà sul mercato delle commodities?
L’inizio della riduzione degli acquisti di bonds e titoli legati ai mutui da parte della Fed è a mio avviso già ampiamente scontato nei prezzi delle commodities, che sono state vendute aggressivamente la scorsa settimana, soprattutto i metalli. In questa fase credo sia d’obbligo la prudenza, perché credo non sia affatto scontato che l‘inizio del tapering venga effettivamente annunciato subito, bensì potrebbe essere rinviato di qualche mese. La Fed è preoccupata soprattutto per il mercato obbligazionario e i rendimenti dei titoli di Stato che abbiamo visto salire durante le ultime settimane. Tutto può succedere a questo punto.
- Sui timori del possibile conflitto tra USA e Siria, l’oro sembrava poter riconquistare lo status di bene rifugio. Tuttavia, visto che la vicenda è ormai meno tesa, o almeno così sembra, i prezzi dell’oro hanno subito un deciso sell-off. Si è definitivamente chiusa la stagione dell’oro come safe haven?
A giudicare dal movimento di questi mesi e in particolare a questa ultima caduta del prezzo (in ordine di tempo), potrebbe sembrare di sì; in realtà i mercati finanziari si muovono in base al focus del momento, e quindi capita che ciò che era “di moda” fino a qualche settimana prima, non lo sia più. In questo momento i mercati sono effettivamente concentrati su altro. La mia idea è che dietro il ribasso dell’oro degli ultimi due anni, ci sia anche la volontà delle banche centrali, in particolare la Fed, di tenere calmierati i prezzi del metallo giallo. L’oro ad un prezzo alto non piace a chi deve mantenere i rendimenti dei proprio bonds artificialmente bassi e mantenere credibile la propria valuta, pur svalutando quando è possibile. Sono convinto che il ciclo dell’Oro tornerà presto ma ciò che consiglio è di non innamorarsi mai di un’idea, portandola avanti ad oltranza, perché potrebbe costare molto caro.