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Salvini sbotta: “Non sono pro condono, al CdM Conte leggeva e Di Maio scriveva”
venerdì 19 ottobre 2018, di
Nuove scintille all’interno del governo carioca. Il casus belli è sempre lo stesso ovvero la Pace Fiscale che, nella legge di Bilancio, all’insaputa di Luigi Di Maio sarebbe diventata un vero e proprio condono.
Il Movimento 5 Stelle si è irrigidito sull’argomento, che pur è stato approvato nell’ultimo Consiglio dei Ministri, tanto che è stata necessaria la convocazione di un CdM straordinario nella giornata di sabato.
Matteo Salvini inizialmente si era sfilato, ma alla fine ha accettato di essere presente. Durante l’immancabile diretta Facebook, si è voluto però togliere qualche sassolino dalla proverbiale scarpa, rivelando che quando durante il famoso CdM si parlava del passaggio incriminato della Pace Fiscale “il premier Conte leggeva e Di Maio scriveva”.
Salvini e la verità sul condono
Visto come poi sono andate le cose, ascoltando le parole di Matteo Salvini in merito all’ultimo Consiglio dei Ministri l’immagine che subito viene in mente è quella di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in versione Totò e Peppino nella famosa scena della lettera.
La storia infatti è ben nota: dopo l’approvazione da parte del governo della legge di Bilancio, Di Maio nel salotto di Porta a Porta ha denunciato una “manomissione” del Decreto Fiscale, dove a sua insaputa la Pace Fiscale sarebbe diventato un condono.
Dopo aver minacciato una denuncia in Procura, il vicepremier ha ribadito come quel testo il Movimento 5 Stelle non l’avrebbe mai votato tanto che Conte, fino a oggi impegnato al Consiglio Europeo, ha dovuto convocare per domani un Consiglio dei Ministri riparatore.
Matteo Salvini inizialmente si era sfilato da questo nuovo vertice, poi ha dato la sua disponibilità anche per cercare di risolvere una situazione che sta diventando molto complicata: oltre alla crisi di governo, c’è anche lo spread che ha ripreso a salire.
Ecco dunque che durante una diretta Facebook il leader della Lega ha confermato la sua presenza a Roma nella giornata di sabato, raccontando però anche la sua verità su cosa sia realmente accaduto durante la discussione del Decreto Fiscale.
Domani volevo passare qualche ora con i miei figli ma non ci andrò, vado in Consiglio dei Ministri però ci tengo a lasciare agli atti la verità: c’erano due persone protagoniste dove uno leggeva il testo incriminato e uno scriveva. Chi leggeva era Conte che ha tutta la mia stima e di lui mi fido, chi verbalizzava era Di Maio altra persona corretta con cui lavoro bene. Però passare per amico dei condonisti no. A questo punto la domanda è: chi leggeva non leggeva abbastanza bene o chi scriveva non scriveva abbastanza bene? Non possiamo passare due giorni sui giornali europei con lo spread che sale.
Salvini quindi da un lato nega ogni ipotesi di condono “dove c’è puzza di corruzione vado giù con il bastone”, mentre dall’altro inchioda Di Maio alle sue responsabilità: o il pentastellato non ha compreso cosa stesse scrivendo, oppure quella a Porta a Porta è stata tutta una sceneggiata.