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S&P’s: taglio drastico su stime inflazione Eurozona, PIL Italia +1,1% nel 2016
mercoledì 30 marzo 2016, di
Gli economisti dell’agenzia di rating Standard & Poor’s hanno attuato un taglio drastico alle previsioni sull’inflazione dell’Eurozona e dei Paesi che ne fanno parte, tra cui l’Italia. La nuova stima del PIL italiano è stata rivista al ribasso, ben al di sotto dell’obiettivo del governo Renzi.
Dopo aver ridotto la stima di inflazione all’1.1 per cento all’inizio dell’anno, S&P si attende ora una crescita solo dello 0.4 per cento.
Ad oggi, secondo Standard & Poor’s l’inflazione riuscirà a raggiungere quota 1.4 per cento solo nel 2017, comunque al di sotto delle stime precedenti.
Anche le stime di crescita dell’Eurozona sono state riviste al ribasso dall’agenzia di rating, da +1.8 per cento a +1.5 per cento nel 2016.
PIL Italia: stime S&P’s in discesa, obiettivo del Governo è lontano
Sorte contrastata per il PIL dell’Italia: secondo la nuova stima aggiornata di Standard & Poor’s, nel 2016 l’Italia crescerà dell’1,1% e dell’1,3% nel 2017, soprattutto grazie ai consumatori italiani che tornano a spendere.
Le previsioni di S&P sono più rincuoranti dell’agenzia di rating Fitch, che vede il PIL dell’Italia all’1% nel 2016.
Le stime di entrambe le agenzie, tuttavia, mostrano un’aspettativa sulla crescita italiana ben al di sotto delle previsioni del Governo Renzi, che spera ancora in un PIL 2016 a +1,6%.
Sul fronte occupazione in Italia, Standard & Poor’s vede il tasso di disoccupazione scendere all’11,8% entro fine anno e una crescita dell’inflazione all’1,2%n nel 2017.
S&P taglia stime inflazione Eurozona: i dettagli del report
Di seguito riportiamo la traduzione della dichiarazione di Standard & Poor’s, con la quale si rende nota la sostanziale revisione al ribasso delle stime sull’inflazione dell’Eurozona per il 2016.
Un peggioramento delle condizioni finanziarie dell’inizio dell’anno ha tolto il vento in poppa all’economia della zona euro. L’improvvisa decompressione è stata una reazione ad un peggioramento di fondo delle principali economie del mondo negli ultimi mesi del 2015.
Il forte calo dei prezzi sull’azionario ha espresso i timori dovuti al rallentamento della crescita nei mercati emergenti, in particolare in Cina, e forse negli Stati Uniti a partire dalla seconda metà dell’anno, mentre il recupero dell’Euro Zona è in corso solo grazie al motore domanda-consumo.
Inoltre, sottolineiamo che le azioni delle banche centrali stanno avendo un impatto sulla diminuzione delle stime di crescita e inflazione, in parte perché alcune delle battaglie che stanno cercando di combattere sono al di là della loro portata (i prezzi bassi delle materie prime, le oscillazioni irregolari delle valute dei paesi emergenti), e in parte perché non hanno supporto da parte dei governi, come ad esempio quelle riforme strutturali per aumentare la competitività e l’efficienza dei mercati del lavoro.