Home > Altro > Archivio > Riva acciaio: "stop alla produzione", cig per 1400 dipendenti. Avanza (…)
Riva acciaio: "stop alla produzione", cig per 1400 dipendenti. Avanza l’ipotesi commissariamento
venerdì 13 settembre 2013, di
Altro brutto colpo al tessuto industriale italiano e molti problemi per i 1400 dipendenti del gruppo Riva che da lunedì, come comunica l’azienda, "saranno in libertà". Il Ministro della sviluppo economico Zanonanto ha subito avviato un confronto con i vertici dell’azienda e con le parti sociale al fine di tutelare i lavoratori e cercare di evitare il blocco totale della produzione.
Il gruppo Riva, grande polo siderurgico proprietario anche dell’Ilva di Taranto ha annunciato esuberi per 1400 dipendenti in seguito al sequestro di 916 milioni di euro effettuato dalla guarda di finanza.
L’azienda annuncia tramite un comunicato stampa il blocco della attività produttive del gruppo Riva:
Il provvedimento si è reso necessario poiché il sequestro preventivo, ordinato dalla Magistratura di Taranto e notificato a Riva Acciaio lo scorso 9 settembre, sottrae all’Azienda ogni disponibilità degli impianti - che occupano oggi circa 1.400 addetti - e determina il blocco delle attività bancarie, impedendo pertanto la normale prosecuzione operativa della Società.
Il Ministro Zanonato in una dichiarazione al termine dell’incontro di oggi ha confermato l’intenzione dell’azienda di avviare il prima possibile le procedure per l’attivazione della cassa integrazione per i lavoratori Riva:
Ho parlato prima con Ferrante (rappresentante di Riva Forni elettrici) e mi ha detto che la chiederà. Giovedì ci sarà un incontro al ministero del Lavoro
ha concluso il Ministro.
Avanza l’ipotesi di commissariamento
Lo stop alla produzione è stato deciso dalla famiglia Riva in seguito al sequestro di circa 8 miliardi tra beni, immobili e conti correnti relativo alla vicenda Ilva di Taranto. La famiglia e il presidente Bruno Ferrante, hanno deciso la chiusura di ben sette aziende del gruppo Riva con la conseguente "messa in libertà" di 1402 lavoratori.
Gli stabilimenti Riva interessati dal blocco delle attività sono: Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti).
Il Ministro Zanonato ha annunciato un incontro con Ferrante per lunedì prossimo, intanto dopo la riunione di oggi il Ministro si è diretto a palazzo Chigi per affrontare il problema con i colleghi del governo. Tra le ipotesi emerse nel corso della riunione la più plausibile riguarda il commissariamento dell’intero gruppo Riva.
Al termine dell’incontro il Ministro ha fatto sapere che non è stata presa alcuna decisione in merito, la riunione con i colleghi di governi è stata rimandata a lunedì.
Ci sono aspetti complessi da valutare per vedere se è possibile gestire Riva Acciaio indipendentemente dal sequestro o se approvare una norma che salvaguardi la volontà dei giudici ed non blocchi l’attività produttiva. Con la seconda si potrebbe immaginare anche questo percorso ossia il commissariamento del gruppo
Questa la risposta del Ministro sull’ipotesi di commissariamento del gruppo Riva.
Richiesta di nazionalizzazione
Intanto i sindacati si sono scatenati alla notizia della chiusura della produzione di Riva acciaio chiedendo a gran voce con solo una tutela efficace per i lavoratori, ma anche la nazionalizzazione dell’intero gruppo Riva.
Dall’Unione sindacale di base parte le rivolta contro il gruppo Riva e la richiesta di nazionalizzare le aziende della famiglia. Fabrizio Tomaselli, dell’esecutivo nazionale USB chiede al governo di:
intervenire immediatamente, di rimuovere licenziamenti e discriminazioni, di procedere al sequestro, alla requisizione e alla nazionalizzazione di tutte le proprietà dei Riva.
Tutte le forze sindacali si schierano a difesa dei lavorati, preoccupati che un azione legale partita a difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini si trasformi in un’ondata di disoccupazione per i lavoratori del gruppo Riva. Luigi Sbarra, segretario Confederale della Cisl dichiara:
occorre ora evitare che una vicenda partita in nome di una giusta tutela ambientale si risolva paradossalmente in licenziamenti di massa o in una svendita forzosa di altri impianti bloccati e non inquinanti in cui gli unici a pagare ancora una volta sono i lavoratori.