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Si scrive Renzi ma si legge Berlusconi: ecco le frasi e i fatti che accomunano i due leader

venerdì 18 agosto 2017, di Alessandro Cipolla

Matteo Renzi come Silvio Berlusconi? Fin dall’avvento sul palcoscenico politico nazionale dell’ex sindaco di Firenze, si è spesso parlato e ironizzato sulle similitudini tra i due leader, nonostante fossero a capo di due schieramenti, in teoria, opposti.

Leggendo però le tante parole “copiate” da Renzi dal leader di Forza Italia, non si può non notare che dal punto di vista lessicale c’è una forte analogia. Naturalmente poi il segretario dem ha un piglio, o meglio cerca di avere, decisamente più giovanile e moderno.

Ma più che le parole sono i fatti in questo caso a spaventare. Non sono in pochi a dire che, negli anni del governo Renzi, il leader del Partito Democratico sia riuscito a realizzare ciò che Berlusconi aveva sempre sognato di fare.

Vediamo allora quali sono state le espressioni lessicali in comune tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi oltre che, cosa molto più interessante, quali sono stati quelle riforme di governo che in qualche modo hanno avvicinato le idee dei due leader.

Renzi come Berlusconi?

Come recitava Nanni Moretti in un suo film “le parole sono importanti”. Se a pronunciarle poi sono due dei personaggi politici nostrani più importanti del momento, allora queste devono essere ancor più passate sotto la lente di ingrandimento.

Indicativa è l’espressione “gogna mediatica”, utilizzata da Renzi per indicare le fughe di notizie relative al caso Consip e da Berlusconi, più volte, riferendosi ai tanti casi giudiziari che lo hanno coinvolto in questi anni.

Fa anche un po’ strano che a parlare di media contro sia Renzi, che non dalla sua parte ha soltanto qualche giornale, ma soprattutto Berlusconi delle cui enormi capacità comunicative è anche superfluo parlare.

Oltre alle parole esatte pronunciate, anche i concetti espressi spesso sono stati simili. Sempre rimanendo in tema giudiziario, c’è quel risentimento comune contro quella magistratura spesso definita “a orologeria”.

Anche sulla Rai le intenzioni dei due sono state identiche, ovvero quelle di “non spostare neanche una pianta”, peccato però che in entrambi i casi la realtà sia stata ben diversa dai buoni propositi iniziali.

Anche dal punto di vista politico poi tanti sono i punti in comune. Quello più clamoroso è stato l’addio all’Articolo 18, da sempre auspicato da Silvio Berlusconi e poi di fatto realizzato da Matteo Renzi.

Stesso discorso poi sulla riforma elettorale, anche se a pieno questo non è riuscito a entrambi, sul rifiuto di mettere mano alla Corte Costituzionale, sulla legittima difesa e sul non volere una tassa patrimoniale.

L’apice però è stato raggiunto con l’idea del ponte sullo Stretto di Messina, descritta come una grande opera necessaria anni fa da Berlusconi e poi, clamorosamente, ripresa anche da Renzi.

Due facce della stessa medaglia?

Questa similitudine verbale e nei fatti tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi può essere descritta come un emblema della politica moderna. Addio alle grandi ideologie, ora quello che conta sono le persone e i leader.

Tra i due c’è già stato un primo tentativo di approccio. Non diretto, visto che Forza Italia uscì dal governo quando cadde Enrico Letta e salì a Palazzo Chigi proprio il segretario del PD, ma indiretto con il famigerato patto del Nazareno.

Accordo questo poi che è naufragato e che ha spinto Berlusconi a schierarsi per il No in occasione del Referendum del 4 dicembre. Ora però con le elezioni politiche alle porte, non mancano gli ammiccamenti tra i due.

Più che idee in comune, c’è la realizzazione che senza unire le proprie forze il prossimo governo sarà targato Movimento 5 Stelle. Anche se gli ultimi sondaggi politici fanno registrare una situazione di sostanziale equilibrio, Renzi in questo momento sembrerebbe essere sfavorito rispetto ai pentastellati.

Un governo dalle larghe intese tra Partito Democratico e Forza Italia è anche quello che si auspica Angela Merkel, preoccupata per una possibile presa del potere da parte dei populisti che hanno posizioni molto critiche verso l’Europa. C’è bisogno quindi di far fronte comune per battere i 5 Stelle.

Quelle che sono soltanto similitudini quindi al termine delle prossime elezioni potrebbero diventare intese programmatiche. Non resta che attendere quale sarà il responso delle urne, anche se da qui a maggio ancora può succedere di tutto.

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