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Rehn bacchetta l’Italia: senza tagli, niente bonus UE

martedì 3 dicembre 2013, di Michele Ciccone

Il Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn in un’intervista a La Repubblica ha nuovamente affermato che la Legge di Stabilità messa a punto da Enrico Letta necessita di ulteriori correzioni sul fronte (guarda un po’) del debito pubblico, e che non consente ulteriori margini di manovra.

Niente bonus UE per l’Italia

Secondo Rehn le privatizzazioni italiane possono dare solo un piccolo contributo per la riduzione del debito l’anno prossimo al fine di migliorare l’efficienza economica. L’aspetto più importante è rappresentato dai tagli alla spesa pubblica che il Governo italiano deve attuare già nel 2014, pena il venir meno del bonus UE per gli investimenti di circa 3 miliardi di euro. Tuttavia Rehn si è mostrato pronto a ricredersi a febbraio se l’Italia presentasse dati concreti sui tagli effettivi di spesa.

Rehn ha bocciato la richiesta italiana del bonus UE poichè

lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e’ invece e’ solo dello 0,1 per cento. Ed e’ per questo motivo che l’Italia non ha margini di manovra e non potra’ invocare la clausola di flessibilita’ per gli investimenti.

Secondo i commentatori la clausola sugli investimenti può scattare a favore di un paese con crescita negativa o sotto il potenziale, se la deviazione dal percorso di consolidamento del bilancio non porta a superare il 3% di deficit/pil e se la regola del debito pubblico è rispettata. La Commissione Europea teme allora che la manovra inserita all’interno della Legge di Stabilità non rispetti le previsioni sul rapporto del deficit Pil, sforando il 2,5% atteso.

La deviazione permessa (dal percorso di riduzione del deficit pubblico verso il pareggio o il quasi pareggio) è legata alla spesa nazionale per progetti co-finanziati dalla Ue sotto le politiche di coesione e strutturali, ossia i programmi delle grandi reti trans europee (ad esempio la TAV).

Non solo pareri negativi?

Il Commissario per gli affari economici dell’UE non si è limitato ad esprimere esclusivamente pareri negativi sul nostro paese. Rehn ha infatti ricordato che

l’Italia ha grandi potenzialità di crescita e se davvero riuscisse a riformare il proprio sistema economico e giudiziario si potrebbe registrare una crescita superiore a quella di altre nazioni Il vostro Paese ha un problema di competitività, che non può essere risolto trascurando il consolidamento dei conti pubblici.

Rehn esprime dunque appieno l’opinione prevalente in campo economico riguardante la crescita di un paese; la spesa pubblica è dannosa, sopratutto per gli investimenti privati. Per crescere bisogna puntare alle politiche dal lato dell’offerta, ossia aumentare la produttività del lavoro (o, più in generale, la produttività totale dei fattori) tramite ad esempio miglioramenti tecnologici.

Rehn inoltre, ma con lui tanti altri, ritiene che l’italia soffra di un problema di competitività. Secondo il commissario UE allora l’italia deve puntare a migliorare l’export come fattore principale di crescita. In due precedenti articoli qui e qui abbiamo tentato di mostrare come l’Italia non soffra in realtà di una mancanza di competitività, nè che la spesa pubblica è dannosa per la crescita. Le ulteriori misure restrittive richieste da Rehn ci sembrano dunque totalmente inopportune e controproducenti.

Vi è inoltre il Fiscal Compact con cui fare i conti. Il 1 gennaio del 2014 scade il termine ultimo per introdurre la regola del pareggio di bilancio nelle legislazioni nazionali. Secondo il Fiscal Comapct il debito pubblico dovrebbe essere ridotto di un ventesimo all’anno (ossia il 5%) per la parte eccedente il 60% del Pil. In un articolo precedente abbiamo eseguito un semplice esempio, mostrando i potenziali effetti recessivi di una simile misura.

Il j’accuse di Rehn arriva quindi nel momento meno opportuno per il nostro paese. Se l’Italia dovesse adottare seriamente i provvedimenti del Fiscal Compact dovremmo prepararci ad un ulteriore peggioranento della depressione economica.

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