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Referendum Turchia, la guida: cosa succede se vince il Sì o il No

venerdì 14 aprile 2017, di Flavia Provenzani

Pochi giorni al referendum in Turchia, evento che potrebbe avere ripercussioni importanti sulla sfera politica ed economica del Paese.
La vittoria del No innescherebbe un periodo di profonda instabilità, mentre la vittoria del Sì renderebbe istituzionale il sistema autoritario del presidente Erdogan.

Domenica 16 aprile la Turchia ospita uno dei referendum più importanti della sua storia moderna. Il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) spingono i cittadini turchi a votare ‘Sì’ a modifiche alla Costituzione che cambieranno il sistema della Turchia da parlamentare a presidenziale.

Referendum Turchia: significato del Sì e del No

Il significato del Sì al referendum in Turchia corrisponde all’essere favorevoli alla dittatura di Erdogan e alle sue modifiche alla Costituzione, mentre il significato del No esprime contrarietà verso l’attuale presidente e rifiuta il passaggio da un sistema parlamentare ad uno presidenziale.

Il nuovo sistema non ha esempi paralleli nel mondo moderno. Azzera il potere legislativo e giudiziario del governo a favore del potere esecutivo, che si concentrerà nelle mani di una sola persona. Quella persona è Erdogan, già al potere ininterrottamente dal 2003, prima come primo ministro e poi come presidente della Turchia.

Referendum Turchia: cosa succede se vince il Sì o il No

Le conseguenze del referendum in Turchia sono semplici:

  • la vittoria del ‘No’ potrebbe potenzialmente scatenare un periodo di profonda incertezza e instabilità nell’economia, con un crollo del mercato azionario e della lira turca.
  • la vittoria del ‘Sì’ andrebbe ad istituzionalizzare un sistema autoritario populista che rischia un collasso catastrofico, simile a quanto sta accadendo in Venezuela, non considerando che un Paese come la Turchia svolge un ruolo molto più importante sul panorama internazionale.

In entrambi i casi, ci sarà una crisi. Un ‘No’ si tradurrebbe in uno shock immediato per Erdogan e il suo AKP, innescando potenzialmente la ricerca per una leadership alternativa. Un ‘Sì’ rinvierebbe solamente la resa dei conti.

Referendum Turchia, risultato: vince il Sì o il No?

Paradossalmente, gli stessi leader europei e statunitensi diffamate dalle autorità turche hanno paura della potenziale instabilità che il rifiuto al nuovo sistema di Erdogan potrebbe comportare. Stanno, quindi, remissivamente sperando che Erdogan vinca con una maggioranza convincente del Sì. Ma vi sono alte probabilità che questi, insieme al resto della Turchia, rimarranno sorpresi.

I turchi hanno la tendenza ad invertire il sistema quando sentono che le regole del gioco sono sleali o si sentono vittime di bullismo ad opera dei loro leader. Nessuno dovrebbe presumere che il risultato del referendum sarà quello sperato da Erdogan. Non a caso, il referendum in Turchia sta creando delle profonde divisioni.

Referendum Turchia: Erdogan mette a tacere gli oppositori

Il governo sta facendo uso di tutti gli strumenti a sua disposizione per portare avanti il suo messaggio e reprimere gli oppositori. I media turchi, il 90 per cento dei quali è direttamente o indirettamente controllato dal governo, sono fortemente intimiditi.
Almeno 81 giornalisti sono stati messi in carcere. I social media, l’unica arena rimasta per esporre critiche e verità, sono strettamente monitorati.

Con un tweet contro Erdogan si finisce facilmente in prigione. Molti siti di notizie sono stati bannati, e anche i cittadini che fanno campagna contro la riforma costituzionale di Erdogan sono soggetti ad arresti.

Referendum Turchia: le modifiche alla Costituzione proposte da Erdogan

Le modifiche costituzionali proposte sono state create su misura per soddisfare Erdogan.

  • Il presidente, finora apartitico, avrebbe finalmente il consenso di condurre il suo partito, anche mentre ricopre la carica di presidente del paese.
  • Erdogan potrà nominare i membri del governo che risponderebbero solo a lui, e non al parlamento.
  • Avrebbe la possibilità di nominare uno o più vicepresidenti, i quali, ancora una volta, non dovrebbero riferire ai parlamentari ma solo a lui.
  • Avrebbe inoltre modo di nominare tutti gli alti funzionari e il potere di scegliere direttamente e indirettamente quasi tutti i giudici degli alti corpi giudiziari alti, compresa la Corte costituzionale.

Ma vi sono anche delle piccole gemme nascoste nella proposta costituzionale. Una di queste è una piccola modifica di due parole ai poteri del Consiglio di Sorveglianza di Stato, un corpo presidenziale che sovrintende le attività degli enti pubblici e privati, tra cui sindacati, camere di commercio, società di calcio e organizzazioni senza scopo di lucro.
L’emendamento darebbe al consiglio poteri da pubblico ministero su questi istituti, il che significa che il presidente potrà avere ampia autorità anche sulla società civile.

Erdogan al potere per altri 14 anni se vince il Sì

Anche se la carica da presidente viene limitata a due mandati di cinque anni a partire dal 2019, quando le modifiche avranno inizio, una scappatoia permetterebbe ad Erdogan di vincere un terzo mandato, se le elezioni nazionali si svolgeranno prima della fine del secondo mandato del presidente.

La nuova Costituzione, se approvata, andrebbe a consentire automaticamente la possibilità che Erdogan rimanga in carica per un terzo mandato. Un calcolo rapido ci permette di capire che Erdogan potrebbe rimanere al potere in Turchia per altri 14 anni.

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