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Rating: S&P boccia l’Italia, ma promuove l’Irlanda. Ecco la classifica aggiornata del rating in Europa

martedì 9 dicembre 2014, di Nicola D’Antuono

Non deve ingannare il boom dei BTp, con i tassi sul decennale scesi al nuovo minimo storico dell’1,94%, e nemmeno la discesa dello spread Btp-Bund fino a 116 punti (minimo da maggio 2010). L’Italia è tutt’altro che in salute e il boom del reddito fisso rispecchia semplicemente le attese di una politica monetaria ancora più espansiva della BCE, che il prossimo anno potrebbe acquistare i titoli di stato dei paesi dell’area euro facendo scattare un nuovo rally di BTp & Co.

Lo Stivale ha ricevuto di recente una nuova bocciatura dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha tagliato il rating dell’Italia a BBB- da BBB (l’outlook, però, è stato alzato a “stabile” da “negativo”). In pratica S&P valuta il merito di credito dell’Italia allo stesso livello della Russia, appena un gradino sopra la soglia “junk” (spazzatura). L’agenzia americana ha motivato il declassamento con il forte aumento del debito pubblico (al 133% del pil), la crescita sempre più debole e la bassa competitività a livello internazionale.

Allo stesso trempo S&P ha promosso l’Irlanda al livello A da A- (seconda promozione in sei mesi per Dublino), nonostante il paese sia scampato al fallimento nel 2010 solo grazie a un intervento congiunto di BCE, FMI e Unione Europea. Eppure oggi i bond decennali irlandesi hanno i tassi sotto l’1,4% e lo spread con il Bund è addirittura inferiore ai 60 cent. Oggi l’attenzione dei mercati è quasi completamente spostata sulla politica monetaria delle banche centrali, per cui i rating non hanno più lo stesso impatto sui titoli come qualche anno fa.

Inoltre gli scandali dei rating gonfiati ad arte per fomentare la speculazione durante i periodi più cupi della crisi del debito sovrano in Europa hanno spinto gli investitori a considerare sempre meno queste pagelle sull’affidabilità creditizia degli emittenti nei loro processi decisionali di investimento. Ad ogni modo il rating resta pur sempre un voto del quale tener conto, soprattutto in ottica di lungo periodo.

Oggi avrà magari anche un peso marginale, ma in futuro potrebbe tornare ad essere uno strumento importante per la valutazione della qualità del creditore. In Europa la classifica aggiornata dei rating sovrani vede la Germania ancora in testa, assieme al Lussemburgo sul quale pende però un creditwatch negativo sull’attuale giudizio di massima affidabilità creditizia. Vediamo in dettaglio la classifica, con i giudizi delle principali tre agenzie di rating.

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