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È la Borsa Italiana (e non quella francese) la vera vincitrice con Macron

mercoledì 16 agosto 2017, di Michela Del Zoppo

All’inizio dell’anno, le preoccupazioni che i politici anti-europeisti avrebbero potuto vincere le elezioni hanno indebolito i mercati su tutto il territorio dell’Eurozona. Ma a maggio il centrista pro-UE Emmanuel Macron ha vinto le presidenziali francesi, scatenando la ripresa dei mercati azionari, obbligazionari e dell’euro.

Gli investitori si attendevano una maggiore stabilità politica e provvedimenti più favorevoli alle imprese in tutta l’eurozona, spostando il loro focus sul miglioramento dell’economia che dall’inizio dell’anno è cresciuta più velocemente di quella americana.

A tre mesi dall’inizio della presidenza di Macron, diamo uno sguardo ai principali vincitori e vinti sul mercato e al perché è la Borsa Italiana (e non quella francese) a beneficiare di più dell’attuale contesto.

I vincitori

La Borsa Italiana ha faticato all’inizio di quest’anno, prima che l’elezione di Macron aiutasse a stemperare le paure degli investitori per uno smembramento dell’eurozona e invertisse il crescente spread tra Btp e Bund. Grazie anche agli sforzi dello Stato di rinforzare il comparto bancario in crisi, l’indice azionario Ftse Mib è salito del 10% dalle elezioni francesi, superando la performance degli altri indici principali europei.

Con le preoccupazioni politiche fuori dai giochi e l’afflusso di capitali verso fondi europei, l’euro è salito contro il dollaro dalle elezioni francesi. Attualmente gli speculatori sono rialzisti sull’euro più di quanto non facessero dal 2007, secondo i dati forniti dalla Commodity Futures Trading Commission.

Quando la candidata del Front National Marine Le Pen o il leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon erano in testa nei sondaggi, gli investitori hanno abbandonato i bond francesi, italiani e spagnoli per rivolgersi al super-sicuro debito tedesco, preoccupati per l’impatto di una possibile disgregazione dell’Europa sulle sue più fragili economie. Ma il giorno dopo la prima tornata elettorale, il differenziale dei rendimenti di Francia e Germania è sceso più di quanto non avesse fatto dall’apice della crisi dell’Eurozona nel 2011 e gli spread in Europa sono rimasti limitati da quel momento in poi.

I vinti

Il benchmark delle blue-chip francesi è salito del 4,1% il giorno dopo che Macron aveva passato il primo turno grazie alla scommessa da parte degli investitori sulla riduzione delle tensioni politiche e sull’arrivo di politiche pro-impresa che avrebbe rafforzato le azioni delle maggiori compagnie di Parigi.
Ma gli analisti ritengono ci sono stati pochi segnali di progresso nelle politiche francesi a favore del mercato, mentre l’Euro più forte è un vento contrario per le azioni delle multinazionali in tutto il blocco.

Le compagnie dell’indice CAC 40 generano il 61% delle loro entrate in Europa, rendendole vulnerabili a un rafforzamento della moneta quando i profitti da oltreoceano sono convertiti in euro. Questo dato è da comparare con il 67% del CAC Mid 60 che traccia le seconde 60 azioni in più grandi quotate sull’Euronext di Parigi, e con il quasi 80% dell’indice CAC Small per le piccole imprese.

Gli investitori si era spostati sul debito ultrasicuro della più grande economia dell’eurozona in vista del voto francese per proteggere i propri portafogli di fronte alla possibilità di una destabilizzazione dell’area monetaria e più in generale dei mercati finanziari. Ma da allora le aspettative di una maggiore cooperazione tra Francia e Germania, la minore domanda di beni di rifugio e la prospettiva di un minore stimolo da parte delle banche centrali nel corso dei prossimi mesi hanno esercitato delle pressioni sui bund.

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