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Pensioni, news 12 maggio: quale futuro per la Quota 41?
giovedì 12 maggio 2016, di
Pensioni, news di oggi, 12 maggio: quale futuro per la Quota 41? Le ultime notizie in merito alle pensioni dei lavoratori precoci vedono questi ultimi ancora in prima linea nella battaglia per la Quota 41.
Le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha spiegato le intenzioni del Governo a studiare misure per introdurre la pensione anticipata prevedendo un sistema di penalizzazioni che non sia uguale per tutti, non hanno infatti rassicurato i lavoratori precoci.
Nelle ultime uscite da parte degli esponenti del Governo Renzi in materia previdenziale e di riforma delle pensioni, infatti, non c’è mai stata una presa di posizione sulla Quota 41, la proposta che garantirebbe ai lavoratori precoci di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni.
I lavoratori precoci, quindi, si sono sentiti abbandonati dopo le ultime dichiarazioni di Poletti. Stando alla soluzione prospettata dal Governo, infatti, i precoci pur avendo almeno 41 anni di contribuzione alle spalle, sarebbero costretti a subire una penalizzazione in caso di uscita anticipata dal lavoro.
Pensioni, news 12 maggio: l’Inps ha trovato i fondi per sostenere la flessibilità in uscita?
L’Inps, tramite il nuovo sistema di controlli incrociati, ha individuato 600 milioni di euro di sgravi contributivi indebitamente percepiti nel triennio 2015-2017. L’obiettivo dell’Inps adesso è di recuperare queste risorse, che oltre a ridurre il debito potrebbero finanziare in parte le pensioni anticipate.
Inoltre, l’Inps ha annunciato che oltre a questi 600 milioni, ne intende recuperare altri 400 dalle indennità di disoccupazione illegalmente percepite; buona parte di questa cifra sarà destinata alla riforma delle pensioni?
Vediamo nel dettaglio quali sono gli sgravi contributivi rilevati dall’Inps, come funzionano i controlli incrociati e quali sono le possibilità che i fondi recuperati vengano destinati al finanziamento della flessibilità per le pensioni anticipate. Tramite il sistema di controlli incrociato, l’Inps ha verificato la posizione di circa un milione e mezzo di assunti nel 2015. Il risultato del controllo è a dir poco sorprendente; infatti, l’Inps stima che in totale ci sono 600 milioni di euro di sgravi.
Questi, come confermato dal direttore centrale Entrate dell’Inps, Gabriella Di Michele, sono degli sgravi contributivi percepiti da soggetti che non ne avevano diritto. Nel dettaglio, le aziende coinvolte sarebbero circa 60.000.
Queste avrebbero ottenuto illegalmente il bonus contributivo introdotto dalla Legge di Stabilità 2015; si tratta di un esonero totale dei contributi fino a 8 mila euro per tre anni per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. Il bonus era concesso sia in caso di una nuova occupazione che per la trasformazione di un contratto precario.
Tuttavia, alcune aziende hanno subito trovato un modo per beneficiare illegalmente del bonus. Infatti, tantissime società hanno licenziato e riassunto i dipendenti così da poter sfruttare il contributo. È stato il Ministero del Lavoro ad accorgersi in primis di questa situazione e nel marzo del 2016 ha trasmesso alle autorità un rapporto in cui ha rilevato che il 19% dei beneficiari del bonus (su un totale di 338 imprese) non era in regola. Per risolvere questo problema, nel 2016 questo incentivo è stato quasi dimezzato, in quanto la durata è stata ridotta a 2 anni mentre l’esonero contributivo copre solamente il 40%. E adesso è arrivato il momento in cui l’Inps intende recuperare quanto dovuto da chi ha percepito illegalmente il bonus. L’Inps, inoltre, vuole recuperare nuovi fondi dalle indennità di disoccupazione percepite da chi non ne aveva diritto. Infatti, stando alle previsioni dell’Istituto, circa 50 mila persone avrebbero ottenuto indebitamente l’indennità di disoccupazione sulla base di rapporti di lavoro fittizi. Nel dettaglio, come dichiarato dalla Di Michele, nel biennio 2014-2015 l’Inps ha identificato circa 700 aziende fittizie con 30 mila finti lavoratori. Nel 2016 l’Inps prevede di identificare altre 500 aziende e 20 mila lavoratori. Da questi nuovi controlli, l’Istituto ha intenzione di recuperare altri 400 milioni che verranno utilizzati per risanare le casse dell’erario.
Come spiegato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, la nuova azione di accertamento si basa sia sul monitoraggio delle denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti, il cosiddetto Uniemens, che sui flussi dei dati amministrativi incrociati con quelli dei data base dell’Agenzia delle Entrate, del Ministero del Lavoro e di altri enti.
Inoltre, tramite la procedura Casco, l’Inps si pone come obiettivo quello di intercettare le aziende che gonfiano le somme a credito per anticipazioni fatte ai dipendenti per assegno al nucleo familiare (ma anche malattia, maternità, permessi legge 104) per ridurre il debito contributivo. Come funziona questa procedura? Tramite l’analisi sui flussi dati vengono messe a confronto le aziende che operano nello stesso settore e in aree geografiche omogenee. Analizzando le frequenze più ricorrenti vengono scovati i profili a rischio evasione e in questo modo l’Inps può intervenire con un programma di compliance e tutoraggio sugli errori formali recuperando la contribuzione non versata.
La maggior parte dei contributi recuperati andrebbero a sostenere la riduzione del debito pubblico, ma una piccola percentuale potrebbe essere destinata al finanziamento della flessibilità in uscita per le pensioni anticipate.
A tal proposito, come confermato dall’ultima edizione del TG5, l’ipotesi più accreditata al momento è quella di un taglio del 2-3% dell’assegno mensile, fino a 1500€ lordi, per ogni anno di pensione anticipata. Al momento però i sindacati confederali non sembrano concordi con questa ipotesi e chiedono un confronto con il Governo.