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“Il PD sostenga Di Maio”, Emiliano anticipa la tattica della minoranza per far fuori Renzi
venerdì 23 febbraio 2018, di
In caso di sconfitta elettorale e di un incarico di governo affidato a Luigi Di Maio, secondo Michele Emiliano il Partito Democratico dovrebbe appoggiare il Movimento 5 Stelle nella nascita di un esecutivo a guida pentastellata.
Una presa di posizione forte quella del governatore che, oltre a suscitare immediate polemiche all’interno del partito, fa capire quella che potrebbe essere la strategia della minoranza dem per il post voto: appoggiare un governo dei 5 Stelle per mandare una volta per tutte in soffitta Matteo Renzi e il renzismo in generale.
L’affondo di Emiliano
Per fortuna che ci ha pensato Michele Emiliano a mettere un po’ di pepe sulla coda di questa campagna elettorale che si sta letargicamente trascinando verso il 4 marzo. Intervistato dall’emittente Telenorba, il governatore della Puglia ha espresso la sua opinione sulle possibili dinamiche post voto.
Se il presidente Mattarella dovesse dare l’incarico a Di Maio, io farò ogni sforzo perché il Pd sostenga il M5s nella formazione del governo. Se il Pd non dovesse essere il primo partito e l’incarico dovesse essere dato al M5s, e ad altre ipotesi non voglio pensare, siccome sarà un governo di emergenza perché nessuno avrà la maggioranza assoluta, bisognerà far in modo che il gruppo che riceverà l’incarico poi possa formare un governo.
Parole importanti queste che fanno il paio con il duro giudizio espresso dall’ex sindaco di Bari nei confronti di Matteo Renzi, già suo avversario nelle primarie PD della scorsa primavera.
In qualsiasi altro Paese dopo la sconfitta referendaria, lui si sarebbe dovuto mettere da parte e noi avremmo avuto davanti una nuova storia, da costruire in maniera diversa, ad esempio riaprendo alla ricostituzione dell’unità del centrosinistra, alle grandi politiche ambientali, a nuove regole sul lavoro, alla decarbonizzazione, al rinforzo del reddito di dignità.
Per la prima volta quindi un esponente di spicco del Partito Democratico, anche se facente parte di una corrente di minoranza, ha apertamente parlato di un possibile appoggio a un governo targato Movimento 5 Stelle.
Una scelta questa che andrebbe contro a ogni dettame della linea politica di Matteo Renzi, che al momento ha proprio nei pentastellati il maggiore avversario politico con il quale non scendere mai a patti.
Le parole di Emiliano con ogni probabilità però non arrivano a caso: da tempo infatti si parla di una sorta di piano da parte della minoranza dem per fare le scarpe, in caso di tracollo elettorale, a Renzi e a tutta la sua corte all’interno del partito.
I numeri per un governo 5 Stelle
Visto che in questa campagna elettorale di avvicinamento alle elezioni politiche del 4 marzo si parla di tutto tranne che di programmi e contenuti, non rimane che sbizzarrirsi nei possibili calcoli per la formazione del prossimo governo.
L’uscita di Emiliano è senza dubbio una provocazione ma, come spesso accade, dietro c’è sempre una fondo di verità. Con il Partito Democratico in grande difficoltà, sarebbero già in atto le grandi manovre interne per sbarazzarsi di Renzi dopo il voto.
Difficile che l’ex premier possa decidere di abbandonare la barca anche in caso di tracollo elettorale visto che rimarrebbe comunque in ballo per le larghe intese. Alla minoranza quindi non rimarrebbe che spaccare il partito e sfiduciarlo nei numeri.
Questo dell’appoggio di una parte del PD a un ipotetico governo Di Maio è una voce che gira da tempo. In caso di incarico affidato ai grillini, il Movimento 5 Stelle avrà per forza di cose bisogno dell’appoggio esterno di altre politiche.
Se non dovesse andare bene guardando a destra, i pentastellati quindi potrebbero volgere il proprio sguardo a sinistra dove Liberi e Uguali non aspetterebbe altro. Il problema però è che il listone di Grasso avrà un peso molto relativo nel prossimo Parlamento.
Ecco dunque che una parte del Partito Democratico, proprio come ipotizzato da Emiliano, potrebbe aggiungersi a questa alleanza anche se i numeri potrebbero ugualmente non bastare per formare una maggioranza di governo.
A prescindere, il sentore è che tutto lo status quo politico potrebbe implodere appena si chiuderanno le urne il prossimo 4 marzo. Una sorta di rimescolamento totale alla ricerca dei numeri per poter governare, con buona pace di chi ancora parla di vincolo di mandato.