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Munchau: così fallisce l’unione bancaria. L’Italia non è al sicuro nell’Euro
lunedì 1 luglio 2013, di
L’Unione Europea ha sepolto l’idea di unione bancaria; una decisione che avrà conseguenze economiche assai profonde in tutta la zona Euro. Così facendo, si uccide l’ultima possibilità di una risoluzione che avrebbe potuto mettere fine alla depressione economica della periferia dell’Euro.
In questo "brave new world" del fallimento ordinato, scrive Wolfgang Munchau sul Financial Times, tutti i rischi saranno condivisi tra le varie categorie di creditori alle banche, ovvero istituzioni e banche nazionali.
Il Consiglio Europeo è stato a lungo silenzioso sulla promessa, presa nel 2012, di voler interrompere il legame esistente tra governo e banche. Tuttavia, l’accordo preso la scorsa settimana va nella direzione opposta. Il vincolo è tutt’altro che sciolto, anzi è stato riconfermato.
Interrompere il circolo vizioso? Non in questo modo
Al fondo salva-stati ESM, pensato per fornire assistenza finanziaria ai membri dell’Eurozona, è stato dato l’ok per ricapitalizzare direttamente le banche per un totale di 60 miliardi di Euro. Ma c’è un dettaglio: per ogni euro che il fondo ESM utilizza per ricapitalizzare una banca, due euro vanno impiegati come collaterale per mantenerne intatto il rating creditizio.
In altre parole, scrive Munchau, l’accordo raggiunto dall’Unione Europea si concretizza come un incentivo a NON utilizzare le risorse del fondo, se non in casi di assoluta disperazione.
Secondo il meccanismo del fallimento ordinato, i primi a dover pagare in caso di fallimento di una banca sarebbero gli azionisti, "ciò potrebbe funzionare nella misura in cui azionisti ed obbligazionisti fossero per lo più stranieri", ma il problema scrive Munchau è che con la crisi, le banche sono diventate sempre più nazionali. In questo modo, dunque, le banche sarebbero gli acquirenti di debito sovrano della loro nazione: un cane che si morde la coda.
Quando lo scorso anno i leader politici dipinsero l’idea di un’unione bancaria come meno onerosa rispetto all’unione fiscale, è evidente che forse non erano seri. Lo dimostra la realtà dei fatti di un accordo che rischia di mettere nuovamente in luce la fallibilità dell’unione monetaria.
Il futuro dell’Italia nell’Euro non è al sicuro
Scrive poi Munchau, le banche italiane non siedono su montagne di debiti ipotecari, come accade invece in Spagna. Il grande problema dell’Italia è quel circolo vizioso che comprende credit crunch, recessione economica, un settore pubblico con pochissimo spazio di manovra e un sistema bancario sottocapitalizzato.
L’attenzione del nuovo governo è fuorviata perché si concentra esclusivamente sulla disoccupazione giovanile, quando in realtà il vero problema è la crisi di liquidità. Con l’innalzamento dei tassi di interesse su scala globale, l’Italia si avvicina sempre più ad essere il prossimo ad aderire al fondo ESM, innescando così l’acquisto di titoli da parte della Banca Centrale Europea. Ma la BCE non può ricapitalizzare le banche italiane, tantomeno lo Stato. Lo stesso non può il fondo ESM.
Anche secondo Mediobanca, infatti, al massimo entro 6 mesi l’Italia potrebbe aver bisogno di aiuti internazionali UE: senza un’unione bancaria che implichi la condivisione delle responsabilità, il posto dell’Italia nell’Eurozona non è assicurato, né sostenibile.
Perché tanta reticenza sull’unione bancaria?
Infine, il noto commentatore del Financial Times si domanda come sia stato possibile che in un anno il Consiglio Europeo abbia completamente voltato le spalle al progetto dell’unione bancaria, così com’era stata pensata nel 2012.
Un anno fa, scrive Munchau, il Consiglio Europeo era probabilmente serio riguardo al progetto di una concreta unione bancaria alla quale sarebbe seguita quella fiscale. La Germania doveva essere convinta, ma poi alla fine dell’estate è arrivato il salvagente della BCE, il programma OMT che è riuscito a fare da calmiere sui mercati finanziari.
A quel punto, i politici non avevano più bisogno di politiche che sarebbero state impopolari entro i confini nazionali.
Oggi siamo davanti ad un progetto col nome di unione bancaria, ma che tuttavia sarà irrilevante ai fini risolutivi della crisi. La Banca Centrale Europea può fare molto nell’Eurozona, ma non può sistemare i conti delle banche. A questo dovevano pensarci i governi.
| Dal Financial Times: The EU will regret terminating a banking union |