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Marito suicida per debiti, Equitalia chiede 60mila euro alla vedova. Chi difende i cittadini?
lunedì 2 dicembre 2013, di
Un’agenzia di riscossione che diventa un ente che perseguita i suoi contribuenti. Istituzioni sorde che non vogliono sentire le richieste di aiuto di cittadini disperati. Tentativi di riforme che poco fanno di fronte ad una situazione disastrosa dell’economie di famiglie e imprese: questa è l’Italia.
Nel marzo dello scorso anno un artigiano si è suicidato perché non era in grado di saldare il suo debito con Equitalia. Adesso l’agenzia di riscossione chiede alla vedova, disoccupata, 60mila euro di debiti del marito.
Di fronte a situazioni come queste cosa fanno le istituzioni? La legge di stabilità appena approvata prevede la cancellazione degli interessi di mora sui debiti dei contribuenti con Equitalia e un paio di rateizzazione del debito è stato approvato nel mese di novembre.
Si dà fuoco di fronte alle Entrate
Giuseppe Campaniello, artigiano in difficoltà economica, si è tolto la vita, dandosi fuoco davanti alla sede della Commissione tributaria di Bologna nel marzo scorso. Di quel gesto disperato resta soltanto un biglietto in cui Campaniello chiedeva alla Stato di lasciare in pace almeno sua moglie. Così non è stato.
Ad un anno e mezzo di distanza, la moglie, Tiziana Marrone si è vista recapitare una cartella esattoriale di 60mila euro per il triennio 2005-2007. Sono i debiti del marito che, per la comunione dei beni adesso perseguitano anche la moglie. Tiziana Marrone ha 50 anni, non ha un lavoro, né i 60mila euro che vuole Equitalia. Ha scritto al Presidente della Repubblica, al Papa e a numerosi politici, senza mai ricevere risposta. Marrone ha anche chiesto alle istituzioni un lavoro o un sussidio per poter pagare il debito con Equitalia, ma le hanno risposto che non ne ha diritto.
Riforme di Equitalia
Alle richiesta di Marrone Equitalia risponde che "non è nelle possibilità nè di Equitalia, nè dell’Agenzia non rispettare quanto prevede la legge, per cui solo un intervento del Parlamento può cancellare il debito".
Lo dice la legge e le legge va rispettata. Ma che Stato è quello che va avanti implacabile nel perseguitare i suoi cittadini in condizioni di oggettiva difficoltà?
Qualche iniziativa per aiutare i cittadini a difendersi dai debiti è stata intrapresa dall’attuale governo. La legge di stabilità ha approvato al Senato la norma cosiddetta "rottamazione delle cartelle esattoriali" che prevede la cancellazione degli interessi sulle cartelle esattoriali. Una buona norma per i cittadini in difficoltà, peccato che sia valida solo per le cartelle esattoriali emesse a partire dal 31 ottobre del 2013.
A questo si aggiunge un piano di rateizzazione che permette ai contribuenti di pagare i debiti con Equitalia in 10 anni. Con i quattro piani di rateizzazione previsti da Equitalia ogni rata non potrà superare il 20% del reddito mensile familiare o il 10% del valore di produzione dell’azienda.
Questi gli strumenti messi in campo dal governo, ma di fronte a storie come quella della vedova Marrone, sembra evidente che non siano sufficienti. Forse lo Stato dovrebbe fermarsi a ripensare alle proprie leggi, trovare le soluzioni adeguate per le tante imprese e cittadini che contraggono debiti perché non possono pagare e non perché non vogliono.
Questa distinzione è fondamentale per distinguere coloro che devono essere perseguitati come evasori e coloro che devono essere aiutati come cittadini vittime della crisi.