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MDP in commissione vota contro il Def, cosa hanno in mente Bersani e D’Alema?

giovedì 28 settembre 2017, di Alessandro Cipolla

Dopo le parole Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema passano ai fatti. Per la seconda volta in pochi giorni infatti il Movimento Democratici e Progressisti ha votato contro la maggioranza in commissione.

Prima c’è stato il voto contrario in commissione Difesa sull’articolo 9 della delega per la revisione del modello professionale delle Forze Armate, presente nel cosiddetto Libro Bianco, con la maggioranza che è addirittura andata sotto.

A stretto giro poi ecco arrivare da parte degli scissionisti il secondo schiaffo al governo: anche in commissione Lavoro la senatrice di MDP Maria Grazia Gatti ha espresso il suo voto contrario al Def, sottolineando come il governo non avrebbe accolto le osservazioni fatte dal suo partito.

Semplici incidenti di percorso o dietro ci potrebbe essere un progetto ben più preciso di Bersani e D’Alema? Oltre alla manovra Finanziaria da approvare, in ballo ci sarebbe anche tutto il discorso in merito alla legge elettorale.

Da Bersani no al Def

Che fosse un autunno caldo in Parlamento lo si era inteso non soltanto dalle temperature miti di questi giorni, ma i prossimi mesi politicamente parlando rischiano di essere più che mai incandescenti.

L’attuale maggioranza al Senato è appesa al proverbiale filo: oltre ai senatori che rispondono a Denis Verdini, per il governo sono più che mai necessari anche i voti dei fuoriusciti PD passati con il Movimento Democratici e Progressisti.

Il grande banco di prova per la tenuta di questa risicata maggioranza sarà senza dubbio la legge di Bilancio, che dovrà essere approvata entro la fine dell’anno per non far scatare il tanto temuto aumento dell’Iva.

Sono anche altri i temi spinosi presenti però nel calendario parlamentare. Riposto in un cassetto lo ius soli in attesa di tempi migliori, c’è da approvare la nota di aggiornamento al Def che è l’anticamera della manovra Finanziaria.

Appena arrivato in Parlamento, ecco che quindi il Def ha ottenuto subito il voto contrario della senatrice MDP Gatti in commissione Lavoro. Una bocciatura questa che arriva dopo quella in commissione Difesa per quanto riguarda la revisione del modello professionale delle Forze Armate.

Secondo Maria Grazia Gatti quindi “In commissione c’è stata una buona discussione ma noi avevamo fatto delle osservazioni importanti sul tema del lavoro che nel parere non sono state recepite”.

Sul tema del lavoro e delle pensioni ci sarebbe una sostanziale distanza tra le posizioni dell’esecutivo e quelle del Movimento Democratici e Progressisti. Pier Luigi Bersani comunque non aveva mai nascosto che in merito alla Finanziaria il voto degli scissionisti sarebbe stato tutto tranne che scontato.

Rileggendo però le parole rilasciate in una recente intervista da Massimo D’Alema, si potrebbe pensare anche che la partita in ballo con il Partito Democratico non riguardi soltanto la manovra, ma sia ben più ampia.

Il nodo è la legge elettorale?

Altro testo caldo che a breve approderà in Parlamento è quello del cosiddetto Rosatellum-bis, ovvero l’ennesimo tentativo da parte di PD, Forza Italia e Lega Nord di cambiare la legge elettorale prima del voto.

Una modifica questa che più volte è stata auspicata anche dal Presidente Sergio Mattarella, visto che al momento il nostro paese ha un sistema di voto per la Camera e uno per il Senato. Prima delle elezioni andrebbero almeno armonizzati altrimenti sarebbe il caos.

Oltre a essere una legge elettorale per il 64% proporzionale e il 36% maggioritaria, il Rosatellum-bis prevede anche il ritorno delle coalizioni dove la soglia di sbarramento è del 10%, mentre per le singole liste rimane al 3%.

Una proposta questa che ha trovato la netta opposizione degli scissionisti, tanto che D’Alema l’ha definita “un’indecenza assoluta forse il punto più basso della legislatura, ha aspetti aberranti e a mio giudizio palesemente incostituzionali”.

Così come è avvenuto per le elezioni regionali in Sicilia, ormai è chiaro che anche alle politiche il Partito Democratico andrà per una strada e tutto il resto dei numerosi partiti e movimenti di sinistra per una diversa.

Oltre che per motivi di fondo, il Rosatellum-bis sarebbe invisa agli scissionisti anche perché potrebbe penalizzare il loro partito alle elezioni, a meno che non si riesca a formare una lista unitaria ma questa ipotesi al momento è molto lontana.

Oltre alle legittime scelte che ogni forza politica può decidere di prendere in Parlamento, c’è però il sospetto che da parte di MDP stiano partendo una serie di chiari segnali indirizzati al Partito Democratico e al suo segretario Matteo Renzi.

In materia di lavoro e di riforma delle pensioni i fondi per accogliere in pieno le richieste di Bersani e soci difficile che possono essere trovati nella prossima manovra Finanziaria. Vedremo quindi se gli scissionisti alla fine decideranno comunque di votarla oppure si andranno a schierare contro, mettendo tutto il governo in grave difficoltà anche di tenuta.

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