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Legge di stabilità, cosa manca: riduzione tasse e spending review. Ecco dove serve più coraggio
mercoledì 16 ottobre 2013, di
Il Ministro Letta presentando la legge di stabilità l’ha descritta "senza tasse e senza tagli sul sociale". In effetti la stangata, dovuta alle misure di austerity introdotte dal governo Monti, attesa per il 2014 è stata disinnescata. E il piano di sgravi fiscali per lavoratori e imprese vanterà investimenti per più di 10 miliardi nel triennio.
La tanto desiderata discontinuità rispetto al governo dei tecnici, c’è stata. I tagli alla spesa ammontano a circa 3,5 miliardi, le dismissioni a 3,2 miliardi e l’aumento delle imposte è stimato 1,9 miliardi. Quindi più tagli che tasse, è vero, ma da alcuni provvedimenti, come il tanto sbandierato piano sviluppo, ci si poteva aspettare di meglio. Come commenta la legge di stabilità Guido Gentile: "Idee buone, poco coraggio".
Serve una spending review strutturale
Si era iniziato a parlare di spending review già nel momento dell’approvazione della manovrina da 1,6 miliardi. Il 9 ottobre infatti il governo delle larghe (e rinnovate) intese ha varato una manovra correttiva da poco meno di due miliardi per rassicurare Bruxelles sulla stabilità dell’Italia al di sotto del tetto del 3% per il rapporto deficit/pil.
Già in quella sede, il governo ha approvato tagli per 1,1 miliardi a ministeri e enti locali. Aggiungendo anche i 975 milioni recuperati a fine agosto grazie al decreto sull’Imu e sulla Cig saliamo quasi a 2 miliardi. Che non sono di certo pochi, ma a fronte di una situazione drammatica dei conti e degli sprechi dello Stato non sembrano affatto risolutivi.
Stessa poca incisività può essere riscontrata nella legge di stabilità varata ieri dal consiglio dei ministri. Anche in sede di legge di stabilità infatti, Letta e i suoi si sono affidati ad un taglio della spesa lineare, o almeno semilineare facendo affidamento solo sulle coperture effettivamente reperite.
L’Italia ha un disperato bisogno di veder ripartire la propria economia, gli investimenti interni e quelli provenienti da attori esterni. E’ necessario un taglio incisivo del cuneo fiscale e della pressione fiscale che lacera imprese e famiglie; per far questo un contributo consistente può arrivare solo da tagli strutturali alla spesa pubblica.
La vera sfida del governo Letta è di proporre un progetto organico, strutturato che ridefinisca la spesa pubblica e i meccanismi, ormai consolidati da anni, che ne comportano il costante aumento. Anche la Commissione europea auspica l’abbandono dei tagli facili e immediati, lineari o semilineari, a favore di "un miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica, a tutti i livelli amministrativi."