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L’Ucraina non deve entrare nell’UE. Parola del consigliere di Putin

venerdì 17 gennaio 2014, di Michele Ciccone

Il consigliere economico del presidente Putin, Sergei Glaziev, alla fine del 2013 ha presentato in alcuni articoli i vantaggi per l’economia ucraina della collaborazione con l’Unione Doganale Eurasiatica e la Russia rispetto ad un’eventuale entrata nell’Unione Europea.

Il termine di confronto è stato fatto da Glaziev sulla base delle conseguenze a livello economico sperimentate dai paesi dell’Europa centro-orientale che, a partire dal 2000, sono entrati a far parte dell’Unione Europea (Glaziev include anche la Grecia).
Ecco alcuni esempi citati da Glaziev (riprendiamo quì l’elenco dei paesi fornito da Movisol)

  • Ungheria. È stata praticamente liquidata la produzione degli autobus Ikarus, un tempo popolari.
  • Polonia. Sono state chiuse il 90% delle miniere, che occupavano oltre 300.000 dipendenti, da quando la Polonia è entrata a far parte dell’UE nel 2004, e il 75% dei minatori polacchi hanno perso il posto di lavoro. Il cantiere navale di Gdansk, il più grande al mondo negli anni Sessanta e Settanta, è ormai fermo. Quanto al debito estero della Polonia, è salito dai 99 miliardi di dollari del 2004 a 360 miliardi all’inizio del 2013.
  • Lettonia. L’industria elettronica ed automobilistica ha chiuso i battenti.
  • Lituania. L’allevamento è "sceso del 75%, poiché i residenti hanno smesso di allevare bovini" a seguito delle quote latte dell’UE. Su richiesta di Bruxelles, il paese ha chiuso la centrale nucleare di Ignalina e ora dipende dalle importazioni di energia.
  • Estonia. L’allevamento è sceso dell’80%, e l’agricoltura è stata riorientata alla produzione di biocarburante. In ottemperanza alle richieste UE, l’Estonia ha ridotto di quasi due terzi la produzione di energia elettrica, da diciannove milioni a sette milioni di kilowattora, ed è stato chiuso lo stabilimento di macchine utensili di Tallinn.
  • Grecia. Sotto le riforme imposte dall’UE la produzione di cotone è crollata della metà, le quote agricole hanno colpito duramente i produttori di vino, la famosa cantieristica ha cessato di esistere e gli armatori greci "hanno acquistato 770 navi all’estero da quando il paese è entrato a far parte dell’UE."

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