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Krugman, Monti e l’austerità italiana: il punto di vista contrastante del Financial Times

martedì 26 febbraio 2013, di Erika Di Dio

Paul Krugman ha fatto presto a commentare la scomparsa politica di Mario Monti. Secondo Krugman, la reputazione della saggezza di Monti è estremamente esagerata. Al contrario, merita più che altro il suo destino perché era "in effetti, il proconsole della Germania".

Peggio ancora, secondo Krugman, le politiche di Monti non hanno neanche funzionato. Come nel resto dell’Europa meridionale, l’economia si è contratta e così il rapporto debito/Pil è aumentato. C’era solo una "buona notizia" nell’era Monti - che "i mercati obbligazionari si sono calmati". Tuttavia, Monti non può neanche rivendicare questo merito, perché è "in gran parte dovuto alla volontà espressa dalla BCE di rafforzare e comprare il debito pubblico, se necessario".

Il ruolo contrastante di Mario Monti

Come sempre, con Krugman, l’argomento è fatto con forza. Ma egli perde di vista una fase cruciale nella discussione e quindi denigra ingiustamente il ruolo di Monti nello stabilizzare l’economia italiana. Ricordate, quando Monti è salito al potere, il costante aumento dei tassi di interesse che l’Italia doveva pagare per finanziare il suo debito stava mangiando sempre di più il bilancio italiano. Si diffuse una reale prospettiva secondo cui l’Italia semplicemente non sarebbe stata in grado di autofinanziarsi attraverso i mercati obbligazionari, e che avrebbe potuto scatenato una crisi terminale nell’euro.

Quindi la calma dei mercati obbligazionari non era solo una buona notizia, era assolutamente cruciale. Anche se si accetta la tesi di Krugman secondo cui tutto questo è dovuto alle azioni della BCE di Mario Draghi, bisogna pur chiedersi perché Draghi è stato in grado di agire? E la risposta breve a questa domanda è Mario Monti.

Il proconsole della Germania

Se Berlusconi fosse stato al potere a Roma, non ci sarebbero state molte prospettive che avrebbero visto Draghi in grado di convincere la BCE a promettere di acquistare il debito italiano, se necessario. Anche se la BCE avesse voluto farlo, la protesta politica in Germania probabilmente avrebbe ostacolato tale idea. È stato solo perché Monti ha comandato la fiducia di Berlino (o come dice Krugman in modo offensivo, perché è stato il proconsole della Germania) che la BCE è stata in grado di agire.

È possibile quindi che Mario Monti abbia svolto la parte più importante della sua missione. La promessa della BCE è stata fatta, ed è improbabile che possa essere ritirata, a meno che un nuovo governo italiano non cominci a comportarsi con irresponsabilità. Ma mentre può soddisfare la posizione anti-austerità di Krugman nel denigrare Mario Monti, c’è da dire che il tecnocrate italiano di fatto ha giocato un ruolo fondamentale nel tirare l’Italia, e l’euro, fuori dal baratro.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times

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