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Juncker probabile presidente della Commissione Europea. Tra liti con la Merkel e scandali 007, vediamo chi è e che cosa pensa
martedì 27 maggio 2014, di
Jean-Claude Juncker, trent’anni di carriera alle spalle tra grandi luci e scandalose ombre. Lussemburghese, 60 anni, europeista convinto, sarà probabilmente lui il prossimo presidente della Commissione Europea, nonostante l’opposizione del PSE di Martin Schultz.
Ieri il candidato dei Popolari ha infatti affermato:
«Voglio essere il presidente della Commissione perché il Ppe ha vinto».
Ma la corsa potrebbe essere in salita. Gli avversari non intendono mollare la presa e, dato il potere del Consiglio, nulla va dato per scontato.
Cerchiamo di capire cosa sta succedendo, ma soprattutto chi è Jean-Claude Juncker, il principale candidato per la presidenza di Bruxelles.
Le leggi europee
Prima dell’approvazione del trattato di Lisbona la nomina del presidente della Commissione spettava al Consiglio europeo, formato dai leader dei 28 Stati Membri. Ma dal 2007 le leggi comunitarie prevedono che l’ultima parola spetti al Parlamento Europeo, tenuto a dare la propria approvazione alla scelta del Consiglio.
Questo ha cambiato di gran lunga le cose, permettendo alle grandi coalizioni parlamentari di proporre i propri candidati alla poltrona occupata dal portoghese Barroso.
In poche parole, votando i candidati alle elezioni europee, i cittadini hanno avuto (o forse sarebbe meglio dire "avrebbero dovuto avere") voce in capitolo, anche se indirettamente, sul presidente della Commissione.
I risultati delle elezioni e la presidenza della Commissione
Il Ppe ha vinto, aggiudicandosi 212 dei 751 seggi disponibili, davanti al Pse che si è fermato a 187.
Jean-Claude Juncker quindi diviene ufficialmente il principale candidato alla presidenza, anche perché, prima delle elezioni, le varie coalizioni sembravano d’accordo sul fatto che il primato avrebbe garantito la poltrona di Bruxelles.
Ma i socialisti non ci stanno e continuano a spingere sul loro beniamino, quel Martin Schultz salito agli onori delle cronache italiane per aver paragonato Beppe Grillo ad Adolf Hitler.
Il motivo l’ha spiegato il capogruppo socialista, Hannes Swoboda:
«Le perdite del Ppe dimostrano lo scontento della gente per le politiche della destra, anche se Juncker ha pieno diritto di provarci»
I popolari hanno perso quasi il 7% rispetto alla scorsa legislatura, segno, secondo i socialisti (che per la cronaca hanno subito un calo molto simile), che gli europei non vogliono più politiche di destra.
A breve i leader del Consiglio saranno chiamati a prendere una decisione e la presidenza di Juncker appare sempre più a rischio nonostante il sostegno della Germania.
Jean-Claude Juncker, chi è?
Juncker non è un nome nuovo per l’Europa. Per 18 anni ha ricoperto la carica di primo ministro del Lussemburgo e nel 2005 è diventato il primo presidente permanente dell’Eurogruppo. Entrambe le cariche sono finite però con dimissioni circondate da polemiche e accuse.
Prima ancora, nel 1999, alcune dichiarazioni rilasciate al quotidiano tedesco Der Spiegel, avevano fatto sussultare l’intero continente:
"Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno".
Parlando delle dimissioni, le prime ad arrivare, in ordine di tempo, sono state quelle dalla presidenza dell’Eurogruppo, presentate nell’aprile del 2012. I motivi? Le pesantissime pressioni subite da Francia e Germania:
"Parigi e Berlino si comportano come se fossero i soli membri del gruppo"
Aveva dichiarato Juncker allo Spiegel. Ma il lussemburghese era andato oltre, affermando che l’UE aveva scelto di far ricadere il peso delle misure di aggiustamento sui Paesi più deboli (come il nostro, ndr), che il dramma della disoccupazione era stato sottovalutato, che le rivendicazioni degli Stati Membri andavano ascoltate su base paritaria, ecc. (ecco tuttele dichiarazioni rilasciate da Juncker).
Dopo quell’evento i rapporti con Angela Merkel non sono di certo stati dei migliori, ma la cancelliera tedesca sembra averlo perdonato, dato l’appoggio conferito alla sua candidatura alla presidenza.
Poco meno di un anno dopo, Juncker è stato costretto a rinunciare alla carica di ministro di Stato (dicitura ufficiale) del ricchissimo Lussemburgo a causa del cosiddetto scandalo 007.
Ha provato a resistere in ogni modo, lottando e accusando, ma alla fine ha dovuto soccombere al volere del Parlamento che lo ha posto di fronte alle sue responsabilità in quanto capo dei servizi segreti governativi che per anni avrebbero svolto intercettazioni illegali e messo in atto pratiche illecite, senza che nessuno controllasse e, una volta scoperto il tutto, prendesse adeguati provvedimenti.
Lui era il capo, lui non è stato capace di porre un freno ai servizi segreti e lui doveva pagare. Questa la volontà dell’assemblea parlamentare lussemburghese che Juncker ha dovuto rispettare presentando le proprie dimissioni.
Il 6-7 marzo del 2014, durante il Congresso del Partito Popolare Europeo (PPE), tenutosi a Dublino, Jean-Claude Juncker è stato eletto come candidato per la presidenza della Commissione europea, dopo aver sconfitto Michel Barnier.
Questa a sera a Bruxelles i Ventotto si riuniranno per un primo giro di consultazioni dopo le elezioni per il Parlamento europeo. Uno dei temi fondamentali è proprio la presidenza della Commissione europea. Oltre a Juncker, i nomi in lizza sarebbero quelli di Martin Schultz e della presidentessa della FMI Christine Lagarde.
Nulla è stato ancora deciso, ma in caso di una mancata nomina, per Juncker lo smacco sarebbe bello grosso.