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Italia: il PIL cresce, ma non è merito di Renzi. Ecco i due reali motivi secondo l’Istat

mercoledì 22 aprile 2015, di Vittoria Patanè

Nel primo trimestre del 2015 il PIL italiano dovrebbe crescere dello 0,1%. Una percentuale risicata che però fa ben sperare. Un rafforzamento arriverà invece nei tre mesi successivi, quando finalmente il Prodotto Interno Lordo nostrano comincerà a risalire sostanzialmente e a mostrare reali segni di ripresa. Questo quanto si legge nelle ultime rilevazioni dell’Istat.

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica però, il merito della ripresa non è da addebitarsi alle riforme adottate dal Governo Renzi, bensì a congiunture economiche favorevoli derivanti dall’esterno e in particolare: all’aumento delle esportazioni e al parallelo indebolimento dell’euro dovuto al Quantitative Easing partito lo scorso 9 marzo.

In altre parole, l’Italia beneficerà delle decisioni prese in sede europea. A confermare tale ipotesi, l’Istat dà anche un avvertimento: nel caso in cui si verificasse un rafforzamento della moneta unica con un conseguente ridimensionamento dell’export, la crescita del PIL rischia di diventare solo un sogno.

A fornire qualche dato in più è intervenuto ieri Giorgio Alleva, presidente dell’Istituto, che, nel corso di un’audizione a Palazzo Madama sul Documento di Economia e Finanza ha sottolineato che i risultati ottenuti dalle rilevazioni effettuate dall’Istat risulta in linea con quanto previsto nell’ambito del Def 2015. Parlando in numeri: nel 2015 il PIL crescerà dello 0,7% rispetto allo 0,6% previsto in precedenza, mentre nel 2016 la crescita dovrebbe essere del +1,4%.

La ripresa però potrebbe essere bloccata, come ricordato in precedenza, da alcuni cambiamenti delll’attuale andamento di euro ed export. In parole povere, se la congiuntura favorevole verrà meno, le previsioni dovranno nuovamente essere riviste al ribasso.

Come evidenziato da Giorgio Alleva, le simulazioni realizzate dall’Istat:

"suggeriscono che i rischi relativi al quadro programmatico contenuto nel Def sono prevalentemente concentrati sul proseguimento delle condizioni favorevoli del commercio internazionale e del tasso di cambio nel 2016".

Nel medio periodo il rafforzamento della domanda interna dovrebbe invece avvenire in linea con le previsioni contenute nella finanziaria.

Insomma, all’Italia non rimane che incrociare le dita e sperare che tutto continui ad andare per il verso giusto. Se oltre i confini nazionali cambiasse qualcosa infatti, potrebbero di nuovo essere dolori. A meno che, finalmente, le tanto conclamate riforme varate dal Governo Renzi non portino qualche effetto positivo.

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