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I 5 (veri) rischi per i mercati nel 2017
venerdì 10 febbraio 2017, di
I rischi sui mercati nel 2017 non riguardano l’incertezza politica e le elezioni europee in programma quest’anno.
I trader si stanno da tempo proteggendo contro i possibili risultati a sorpresa delle elezioni in Francia e Olanda ma altri pericoli sono all’orizzonte.
Torna la paura per un pericoloso aumento del rendimento dei titoli di Stato, l’incertezza sul dollaro e le politiche di Trump, sul futuro della Cina e della politica monetaria della Federal Reserve americana.
Gli investitori, come anticipato, si stanno già coprendo contro i pericoli provenienti dalle elezioni in Europa ma è necessario non ignorare gli altri rischi che hanno tutto il potenziale di mandare in crisi il mercato azionario.
I 5 veri rischi per il mercato nel 2017
Si seguito, le view di alcuni analisti e portfolio manager intervistati da Bloomberg che esprimono quali sono i veri rischi per i mercati nel 2017 da cui difendersi.
1) I tassi della Fed
Per Anthony Benichou della Louis Capital Markets di Londra, il rischio principale per i mercati nel 2017 potrebbe arrivare da una Federal Reserve più aggressiva di quanto previsto. Gli investitori vedono una possibilità su cinque che la banca centrale rialzi i costi di finanziamento nella riunione di marzo, mentre le probabilità salgono a circa il 65 per cento per un rialzo a giugno. Una accelerazione dell’inflazione potrebbe spingere la Fed ad aumentare i tassi più velocemente, il che potrebbe frenare la crescita economica e l’interesse degli investitori per gli asset di rischio.
2) Dollaro USA troppo forte
La discesa del mercato del debito è probabilmente appena iniziata e un dollaro forte rappresenterebbe un altro rischio, secondo Michael Lok della Union Bancaire Privee, che vede il ritorno alla crescita negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo emergente come un segnale a lungo termine per cui la crisi dell’economia globale degli ultimi 10 anni sarebbe finalmente finita.
"Il pericolo ora è che un rally improvviso dei rendimenti obbligazionari o un picco del dollaro possano essere molto dirompente per i mercati",
ha detto Lok, che dispone di 120 miliardi di franchi svizzeri in patrimonio investito.
Un improvviso aumento del biglietto verde potrebbe danneggiare gli esportatori del Paese e far deragliare la ripresa degli utili societari dopo la recessione mostrata sulle trimestrali dello scorso anno. Sarebbe negativo anche per i mercati emergenti in quanto gli investitori favorirebbero gli asset degli Stati Uniti per evitare di essere esposti all’indebolimento delle valute locali. L’effetto negativo potrebbe anche diffondersi sulle materie prime, sulle quotazioni in dollari e sulle compagnie del settore minerario.
3) Crollo del mercato obbligazionario
Per Jean-Marie Mercadal, responsabile degli investimenti presso la OFI Asset Management di Parigi, le elezioni in Francia e nei Paesi Bassi saranno dei non-eventi. Il vero pericolo proviene dal mercato obbligazionario.
"Il potenziale di rialzo dei titoli è molto limitato, a questo punto, ma il potenziale sul lato negativo è grande, e può si perdere molto",
ha detto Mercadal, che privilegia le azioni rispetto ai titoli di debito nella sua attuale asset allocation.
Dopo aver raggiunto livelli storicamente bassi a luglio, i rendimenti dei titoli di Stato hanno iniziato a salire velocemente, sostenuti dal miglioramento dei dati macroeconomici e dal ritorno dell’inflazione. L’aumento dei rendimenti fa male agli investitori in possesso dei titoli di debito e spinge al rialzo i costi di finanziamento per le imprese.
4) Economia in Cina troppo debole
Per la Deutsche Bank è la Cina la minaccia più grande per la stabilità del mercato. Lo slancio macroeconomico del paese probabilmente subirà un indebolimento nei prossimi mesi secondo l’analista Thomas Pearce.
L’anno scorso, la preoccupazione per la crescita della Cina ha trascinato i mercati in un profondo periodo di crisi.
5) Le riforme di Donald Trump
Per Patrick Moonen della NN Investment Partners, il pericolo potrebbe arrivare direttamente da Washington.
"I mercati hanno grandi aspettative per le politiche di Trump e c’è il rischio di delusione per la loro attuazione, che non siano forti come sperato o che vengano ritardate dal Congresso”,
ha dichiarato.
Dal quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali l’8 novembre, l’indice S&P 500 è salito del 7 per cento, mentre il Russell 2000 Index delle small cap statunitensi è salito del 13 per cento, segnalando grandi aspettative per una spinta sulla crescita economica degli Stati Uniti. In Europa, l’Indice Stoxx 600 Basic, che segue alcuni dei più grandi miners del mondo, è salito del 20 per cento nello stesso periodo, più di due volte il rialzo per il benchmark Stoxx Europe 600.