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Grecia: Tsipras non accetta le proposte del Brussels Group

sabato 6 giugno 2015, di Felice Di Maro

Il 5 giugno era previsto il rimborso di 305 milioni al Fondo monetario internazionale, ma la scadenza è stata rimandata a fine mese. Raggruppare i pagamenti è in linea con le regole del Fmi ed è già stata usata prima e questa non mette in dubbio la capacità della Grecia di onorare i suoi debiti. Sul tema, i media hanno diffuso una dichiarazione del portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas.

Governo greco e Brussels Group tornano ad allontanarsi e si ampliano le distanze proprio nelle ore che per molti osservatori sarebbero potute diventare decisive. Il premier ellenico, Alexis Tsipras, ha rigettato in toto tutte le proposte della Brussels Group (la ex Troika di Ue, Bce e Fmi e oggi anche Salva-Stati, ESM).

Le proposte di Jean Claude Juncker, presidente della Commissione dell’Unione europea, che potevano essere la base di accordo vanno quanto meno rimodulate. I tempi per un accordo non sono prevedibili e il fronte interno ellenico è decisamente contrario all’ipotesi di alzare l’Iva, toccare il sistema pensionistico, rinunciare alla re-introduzione della contrattazione collettiva.

I rimborsi dovuti dalla Grecia assommano a 1,6 miliardi fino al 30 giugno. In questo mese si chiude il programma dell’Intesa Grecia-Ue del 20 febbraio che lega, si voglia o no, la Grecia all’Eurozona. Per la fine del mese sarà necessario sbloccare i 7,2 miliardi di euro d’aiuti del secondo accordo che erano dovuti nell’agosto scorso e fare un nuovo accordo definitivo.

Il rinvio nel pagamento al Fmi rappresenta invece una escalation nel piano delle trattative come ha spiegato a Bloomberg il professore di economia della Stern School of Business della New York Unversity, Nicholas Economides che ha detto:

Fa salire il rischio di bancarotta e quindi uscita dall’euro.

Il significato della scelta di Tsipras
Per Tsipras dire sì alle condizioni della Brussels Group anche se gli obiettivi di bilancio per la Grecia dovevano essere per il 2015 di 4,5 miliardi di euro e recuperi ulteriori nel biennio avrebbe messo in crisi Syriza. Al momento l’unica base per un accordo è la proposta greca, che è stata considerata troppo distante dalle richieste presentate da Bruxelles anche perché conteneva una ristrutturazione del debito che comunque sarà sempre presente anche nelle prossime trattative. Ora Tsipras si esporrà al fuoco incrociato di chi sta alla sua destra e chi alla sua sinistra.

Il messaggio alle istituzioni internazionali è chiaro. Al riguardo Dimitris Stratoulis, vice ministro del Welfare, ha dichiarato:

La mossa del governo è un segnale. Vogliamo aspettare per vedere come i creditori si comporteranno, se lasceranno perdere questo pacchetto di proposte irragionevoli, disumane e colonialiste. In caso contrario restino sul tavolo le proposte irricevibili e sono possibili elezioni anticipate.

Mercoledì 3 giugno l’agenzia Reuters ha pubblicato una notizia che i creditori internazionali chiedevano alla Grecia un obiettivo di avanzo primario dell’1% per quest’anno e che nel 2018 sarebbe stato il 3,5% con questa gradualità: per il 2016 il 2%, nel 2017 il 3% e nel 2018 il 3,5%.

Il tema non è sfuggito al noto economista Antonio Maria Rinaldi che ha presentato una serie di osservazioni che erano sfuggite agli osservatori. Si tenga conto che Reuters aveva anche messo in evidenza che si trattava di livelli inferiori rispetto agli obiettivi su cui i creditori avrebbero già trovato un accordo con il precedente governo ellenico di Samaras.

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