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Forexinfo intervista Panizza-Presbitero su caso Reihnart-Rogoff: quanto fa male l’austerità?

venerdì 3 maggio 2013, di Erika Di Dio

Forexinfo intervista Ugo Panizza e Andrea Presbitero, rispettivamente professore di economia internazionale presso il Graduate Institute di Ginevra e ricercatore presso l’Università Politecnica delle Marche.

In questa settimana abbiamo pubblicato un articolo scritto da entrambi, dal titolo Panizza-Presbitero su rapporto debito-crescita: nuove evidenze su caso Reinhardt-Rogoff, in cui viene espressa la loro tesi riguardo il dibattito attuale sull’austerità che vede "condannati" i due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.

A tal proposito, abbiamo realizzato un’intervista con entrambi gli autori per capire più a fondo la questione. Ecco le loro risposte.

1) Potete spiegarci meglio qual è la vostra tesi riguardo il legame debito-crescita, argomento venuto alla ribalta nelle ultime settimane con la confutazione di alcuni dei risultati degli economisti di Harvard Reihnart-Rogoff?

R. Esiste una correlazione tra queste due variabili, ma fino ad ora on esiste alcuna prova che questa correlazione sia dovuta al fatto che alti livelli di debito riducono la crescita economica. Anche in presenza di una correlazione negativa tra debito e crescita, occorre ricordare che una correlazione non implica l’esistenza di un nesso di causalità (in caso contrario, l’osservazione che vi sono molte persone ammalate negli ospedali, ci porterebbe a concludere che andare all’ospedale faccia ammalare la gente). Il legame negativo tra debito e crescita potrebbe essere dovuto al fatto che un elevato debito pubblico causa un rallentamento dell’economia. In alternativa, la correlazione potrebbe essere il risultato dell’effetto di una qualche altra variabile che simultaneamente determina un alto indebitamento e una bassa crescita.

2) Secondo i vostri studi quindi, gli alti livelli di debito pubblico sono dannosi per la crescita economica?

R. I nostri studi non trovano nessun nesso di causalità tra il debito e la crescita. Ciò non vuol dire che questo nesso non esiste, però fino ad ora nessuno è stato in grado di dimostrare l’esistenza di questo nesso.

3) I tre errori evidenziati dagli studi successivi di Herndon, Ash e Pollin sui documenti di RR sono: l’esclusione selettiva di alcuni anni di debito e crescita media, il metodo utilizzato molto discutibile, infine la presenza di un errore di codifica che esclude alcuni paesi. Ne aggiungereste altri?

R. Senza entrare nei dettagli, occorre evidenziare che, mente il dibattito mediatico si è concentrato sugli errori di calcolo di Reinhart e Rogoff, la correzione di questi errori non è sufficiente per ribaltare i risultati degli economisti di Harvard. I risultati cambiano solamente se si utilizza una metodologia differente per calcolare la crescita media. Reinhart e Rogoff hanno ammesso che il loro foglio di Excel conteneva alcuni errori, ma sostengono che la loro metodologia per calcolare la crescita media è preferibile rispetto a quella utilizzata dagli economisti della University of Massacchussets-Amherst. La discussione su presunti errori di Reinhart e Rogoff ha distolto l’attenzione dai problemi principali che si devono affrontare nel caso in cui si voglia identificare il nesso tra debito e crescita. La discussione dovrebbe concentrarsi sull’identificazione del nesso di causalità e la possibilità di eterogeneità nella relazione tra debito e crescita.

4) In ultima analisi, quanto l’austerità è nemica alla crescita? E ancora, è il suo nemico principale?

R. Bisogna differenziare tra il breve ed il lungo periodo. Nel lungo periodo politiche che riequilibrano i conti pubblici sono necessarie e dovrebbero essere concentrate sulla riduzione della spesa, piuttosto che su ulteriori aumenti dell’imposizione fiscale. Nel breve periodo politiche di austerità fanno probabilmente più male che bene, specie in situazioni fortemente recessive.

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