Forex, super-yen: i 5 motivi del rally nel 2016

Matteo Bienna

14 Aprile 2016 - 14:39

Forex, yen: vediamo quali sono le principali ragioni alla base dell’apprezzamento della valuta nipponica, da tempo in forte rally contro euro e dollaro.

Forex, super-yen: i 5 motivi del rally nel 2016

Nonostante i mercati azionari e delle materie prime sembrino cercare un equilibrio, l’incedere dello yen non conosce tregua, in una lotta con il dollaro che ha impedito alla valuta americana di invertire il ribasso di USD/JPY.

Oggi il cambio dollaro-yen sembra riprendere il suo andamento usuale, che ha portato il raggiungimento di quota 107, livello in precedenza raggiunto a fine 2014, quando la Bank of Japan sorprese il mercato con un intervento di grande impatto.

Uno yen troppo forte, con il dollaro così come con l’euro, rappresenta una pessima notizia per l’economia giapponese, i cui asset risulteranno relativamente più costosi agli altri paesi, soprattutto se confrontati con quelli di Cina e Corea.

Vediamo i cinque principali motivi a causa dei quali lo yen corre senza sosta.

Forex, yen: i cinque motivi del rally

1. Differenziale dei tassi di interesse reali
I toni cauti della Fed hanno portato ad un abbassamento dei rendimenti dei titoli di stato. Al contempo i tassi di interesse negativi applicati dalla Bank of Japan hanno avuto lo stesso effetto anche in Giappone.

Tuttavia, l’inflazione in Giappone rimane ferma, mentre negli Stati Uniti il livello dei prezzi cresce.
Questo ha portato ad un aumento del differenziale tra i tassi di interesse reali, tutto a sfavore del giappone (e dell’Eurozona), per quanto le stime sull’inflazione americana siano ancora oggetto di discussione.

2. Il passo indietro della Fed
La revisione al ribasso delle stime sul rialzo dei tassi di interesse nel 2016, ha portato un aumento dello scetticismo da parte del mercato nei confronti della Federal Reserve.

Le conseguenze di questa vicenda, avute nelle ultime settimane, si sono tradotte in una perdita di valore del dollaro americano, processo che ha inevitabilmente favorito la discesa nella quotazione di dollaro-yen. Le recenti evoluzioni delle aspettative, che ora guardano ad un possibile ed imminente rialzo dei tassi da parte della Fed, potrebbero cambiare gli scenari futuri, trasformando il cambio USD/JPY da scivolo al ribasso a potenziale occasione di rialzo.

3. Dollaro obiettivo dei fondi speculativi
Da inizio anno i fondi speculativi hanno approfittato della situazione, cominciando a scommettere contro il dollaro.

La posizione netta tenuta dai fondi sul cambio dollaro-yen ha visto un incremento a favore della valuta giapponese, con l’effetto di ribassare la quotazione di USD/JPY, atteggiamento di tipo speculativo che ha senz’altro amplificato la discesa del cambio.

4. Inefficacia della politica monetaria della BoJ
Dall’avvento del primo ministro Shinzo Abe nel 2012, l’obiettivo da perseguire per l’economia giapponese era chiaro: uscire dal ventennio di immobilismo stimolando una crescita del livello dei prezzi, da mantenere stabile poco al di sotto del 2%.

In questi anni i decisi interventi della Bank of Japan si sono rivelati inefficaci, con l’inflazione che stagna poco sopra lo 0%, includendo i beni più volatili.

Il fallimento delle politiche monetarie ha finora causato un inevitabile calo nella credibilità della banca centrale, che vede nei tassi di interesse negativi e nelle politiche di QE degli strumenti ormai diventati sterili, dovendo probabilmente guardare ad un intervento diretto sul mercato azionario.

5. Difficoltà di intervento
Il cambio dollaro-yen è quindi anche vittima di un attacco speculativo che punta solo al ribasso.

Questa situazione, secondo alcuni, potrebbe vedere un intervento diretto della BoJ sul cambio, per contrastare l’azione dei fondi e degli investitori che non danno fine allo sfogo al ribasso. Tuttavia il Giappone, il prossimo mese, ospiterà il G7, mettendelo in una situazione che renderebbe difficile un intervento del genere, visto che i membri del gruppo dei sette non dovrebbero manipolare l’andamento della propria valuta a meno che non si allontani troppo dai suoi valori fondamentali, cosa (per ora) ancora non accaduta.

Fonte: MarketWatch

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