Forex: “QQE” della BoJ funziona, lo Yen resta molto debole

Il programma di quantitative & qualitative easing della Bank of Japan (BoJ) sembra stia dando i suoi frutti, visto che il tasso di inflazione di maggio è cresciuto dello 0,5% su base tendenziale dopo l’arretramento del mese precedente. Il Giappone combatte da tempo per uscire dalla deflazione, che ha attanagliato il paese per oltre un ventennio. Negli ultimi due anni l’istituto monetario di Tokyo ha inondato il sistema finanziario con centinaia e centinaia di miliardi di dollari, nella speranza di far lievitare i prezzi e spingere i giapponesi a spendere di più.

Dopo alcuni bruschi stop, che hanno fatto ripiombare il paese del Sol Levante in uno stato di recessione tecnica, a causa soprattutto degli effetti negativi provocati dal significativo incremento dell’Iva, il Giappone sembra stia ripartendo nonostante le vendite al dettaglio continuino ad essere troppo basse per rendere la crescita economica sostenibile nel medio-lungo periodo. Il dato sulle vendite di lunedì sarà così fondamentale per avere un’indicazione più precisa circa le potenzialità del paese sul fronte della crescita. Ad ogni modo la disoccupazione resta bassissima (3,3%) e l’export viaggia a gonfie vele con lo yen debole.

La politica monetaria ultra-espansiva della BoJ sta chiaramente avendo un forte impatto sulla valuta nipponica, che resta nel mirino dei venditori anche durante le fasi di turbolenza finanziaria nonostante sia storicamente considerata una valuta rifugio. Sul forex il tasso di cambio USD/JPY ha chiuso l’ottava poco sotto 124, ma non lontano dai massimi degli ultimi 13 anni posti a 125,85 (top del 5 giugno). Negli ultimi due anni lo yen si è svalutato di oltre il 20% sul biglietto verde. Il cross EUR/JPY, invece, quota in area 138, dopo che qualche giorno fa è stato respinto sulla fondamentale area di resistenza di 141: negli ultimi trenta giorni questo cross ha guadagnato più del 7%.