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Fact-checking: le promesse di Renzi sul fisco
sabato 9 dicembre 2017, di
Questa settimana il candidato premier e segretario del PD Matteo Renzi è stato ospite della trasmissione “Quinta Colonna” di Paolo Del Debbio.
Durante l’intervista Renzi si è soffermato sulla politica fiscale di un suo eventuale secondo Governo; politica fiscale che dovrà basarsi su tre punti fondamentali:
- l’avvio e l’implementazione del cd. “contrasto d’interessi”;
- la concessione di una “tregua fiscale di tre anni” per i piccoli imprenditori;
- la prosecuzione della “politica di semplificazione fiscale”, basata oggi su due perni: dichiarazione dei redditi precompilata e fattura elettronica.
Ecco un fact-checking di ciascuna delle singole proposte fiscali del candidato premier del Partito Democratico.
“Scaricare tutto scaricare tutti”. Il “contrasto d’interessi” come panacea di tutti i mali del fisco italiano
Partiamo dal primo tema trattato ovvero l’avvio e l’implementazione del cosiddetto contrasto d’interessi, ovvero l’insieme di metodi e strumenti messi in campo dal legislatore fiscale al fine di combattere l’evasione fiscale attraverso la generazione di una sorta di conflitto tra chi vende e chi compra beni e/o servizi.
Ecco le dichiarazioni rese da Renzi:
“Io vengo a casa sua a rimbiancarle casa e le chiedo 300 in nero e 400 in bianco: se io (ndr: lo Stato...) le consento di poter scaricare i 400 euro in bianco di cui ha la ricevuta di poterli scaricare, cioè di abbassare con i 400 euro della ricevuta il carico di tasse che devo pagare allo Stato si inserisce un meccanismo in cui lei ha interesse ad avere la ricevuta.
Che succede se ha la ricevuta? Che si crea un meccanismo virtuoso che fino a ieri, per il vecchio fisco, era impossibile da gestire ma che oggi, con le nuove tecnologie, si può gestire”
Quindi secondo Renzi con il meccanismo del contrasto d’interessi si riuscirà finalmente ad abbassare l’insopportabile pressione fiscale che grava su cittadini e imprese. Ma sarà davvero così? Assolutamente no, vediamo perché.
Partiamo da una semplice domanda: il partito guidato da Renzi è al Governo dal 2013, perché in un’intera legislatura non è stato varato alcun provvedimento avente ad oggetto il contrasto d’interessi?
In realtà il contrastato d’interessi è un tema ridondante, che spesso torna in auge. Se ne parla da molti anni ed a questo proposito appare utile riportare un interessante intervento apparso sul sito Lavoce.info nel novembre 2006 (di questo tema se ne parlò tanto anche nella seconda sfida elettorale tra Berlusconi e Prodi di 11 anni fa, vinta dall’allora leader dell’Unione).
Autori Alberto Zanardi e Maria Cecilia Guerra, si intitola “Ma il contrasto di interessi non è la soluzione”. La trattazione è davvero molto interessante e mette in luce le difficoltà di applicare questo metodo nell’attuale sistema fiscale italiano, soprattutto alla luce di due fattori: la struttura delle aliquote Irpef attuale e il tema dell’equità fiscale.
La bugia sul sistema statunitense. Dalla lettura di questa analisi emerge chiaramente la superficialità di una parte della politica nell’approccio ai temi economico-fiscali. La chiosa si sofferma sul mito del sistema fiscale statunitense:
“I sostenitori del contrasto di interessi fanno spesso riferimento al caso degli Stati Uniti, dove tale contrasto sarebbe applicato su larga scala e, si presume, con successo. È stupefacente sottolineare la rilevanza mediatica che ha assunto questa notizia, totalmente infondata.
Negli Stati Uniti, infatti, le deduzioni fiscali che esistono nell’ambito dell’imposta personale sul reddito (quella che corrisponde alla nostra Irpef) non hanno la funzione specifica di favorire un contrasto di interessi.
Il sistema statunitense ammette la deduzione per alcune tipologie di spese sostenute dai lavoratori dipendenti, in quanto, mentre il reddito da lavoro autonomo è tassato, come in Italia, al netto delle spese necessarie per la sua produzione, il reddito da lavoro dipendente è invece tassato al lordo di tali spese. Se ne tiene allora conto, o, come nel nostro paese, attraverso una deduzione forfetaria o, se più conveniente per il contribuente, attraverso una deduzione analitica (voce per voce) delle spese, adeguatamente documentate”
Ricapitolando, Renzi presenta come soluzione infallibile una proposta:
- di cui si parla da più di un decennio;
- mai affrontata in tre anni dal suo Governo e negli altri due da Governi diretti da suoi colleghi di partito;
- che diversi autorevoli studi dimostrano inefficace o comunque quasi impossibile da applicare in Italia nei termini e nelle dimensioni che vengono prospettati.
La “tregua fiscale di tre anni” per piccoli imprenditori, artigiani e commercianti
Proseguiamo in questo fact-checking analizzando il secondo tema fiscale affrontato da Renzi ovvero la presunta necessità di una “tregua fiscale di tre anni” per piccoli imprenditori, artigiani e commercianti.
Secondo Renzi:
“Dal momento che però molti piccoli artigiani hanno dovuto fare il nero, anche se non li giustifico, perché le tasse son troppo alte, noi bisogna far si che a questa misura corrisponda una tregua fiscale di tre anni con i piccoli (partite IVA, ditte individuali)”
A questo punto il giornalista chiede: cosa significa tregua fiscale di tre anni? Ecco la risposta del segretario candidato premier PD:
“Significa una tregua fiscale per cui se dichiaravi 10.000 euro ed improvvisamente, con questo meccanismo, dichiari 100.000 euro, arriva l’Agenzia delle Entrate e non gli lascia neppure gli occhi per piangere... Creiamo quindi un meccanismo virtuoso dove pagare le tasse diventi:
a) conveniente per tutti;
b) lo strumento per ridurre la pressione fiscale.Questo giochino fino a qualche anno fa era impossibile. Cosa abbiamo messo noi in questi anni? La dichiarazione precompilata e la fatturazione elettronica.
Ma questo meccanismo dello scaricare tutto, scaricare tutti sarà una delle grandi tematiche del PD nella prossima campagna elettorale”.
A dir poco sconcertante. Renzi annuncia una tregua fiscale di tre anni con i piccoli imprenditori ma non si capisce in cosa consista tale tregua. Tra l’altro tregua significa “sospensione temporanea delle ostilità stabilita da due belligeranti ed estesa a tutto il teatro di guerra o a un solo settore”, quindi un uomo dello Stato ci sta forse dicendo che lo Stato fa la guerra ai cittadini? E poi: cosa vuol dire che l’Agenzia delle Entrate se guadagni di più ti viene a cercare e non ti lascia nemmeno gli occhi per piangere...? Qual è il messaggio che si vuole dare ai cittadini...? Mah.
Un mix di populismo e nulla di contenuti micidiale.
Video integrale intervista di Matteo Renzi:
Dichiarazione dei redditi precompilata e avvio della fattura elettronica obbligatoria
Nel finale dell’intervista Renzi afferma che l’evasione fiscale in Italia sta calando grazie a due strumenti “che sono già stati messi nel sistema”:
- la dichiarazione dei redditi precompilata;
- la fatturazione elettronica.
Chiariamo bene alcuni aspetti.
La dichiarazione dei redditi precompilata, avviata con il modello 730, è ancora in fase di crescita ed ha avuto sino ad ora risultati molto scarsi. Solo due contribuenti su dieci, infatti, se ne avvalgono. Con questo non si vuole contestare lo strumento che, anzi, rappresenta un grande passo aventi verso una maggiore civiltà fiscale. Tuttavia, parlarne come di una realtà consolidata significa dire una bugia o quantomeno alterare profondamente la realtà.
Per non parlare poi di quando Renzi afferma che il Governo ha introdotto la fatturazione elettronica. Qui si entra in un terreno minato. Oggi la fattura elettronica è obbligatoria solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Tra privati - nei rapporti B2B - lo diventerà nel 2019, così come previsto dall’attuale ddl bilancio in fase di approvazione.
Tuttavia, gran parte degli operatori professionali sono molto scettici sulla reale possibilità che la fattura elettronica B2B parta davvero nel 2019. Probabilmente ci vorrà molto più tempo, soprattutto considerando che la piattaforma da utilizzare sarà la stessa che ha creato numerosi problemi con lo spesometro.
In ogni caso la fattura elettronica tra privati non è ancora stata introdotta, a differenza di quanto lascia intendere il segretario PD.