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Evasione fiscale di "sopravvivenza"? La sentenza del Tribunale di Venezia

giovedì 3 ottobre 2013, di Valentina Brazioli

Una sentenza che potrebbe aprire interessanti scenari sui futuri processi per frode fiscale: un imprenditore veneto, accusato di aver evaso il fisco, è stato assolto dal Tribunale di Venezia poiché impossibilitato a versare l’IVA dovuta allo Stato italiano. Insomma, si è preso atto del fatto che a questo tipo di reato non debba essere necessariamente sotteso il disegno fraudolento.

Il caso in questione, riportato dal quotidiano veneto il Gazzettino lo scorso 29 settembre, riguarda l’amministratore delegato di un’impresa di Marcon (Venezia) che non aveva fatto fronte all’obbligo di versare l’IVA all’Erario, perché a sua volta non riusciva ad ottenere il saldo delle fatture da alcuni comuni e da due colossi della telefonia mobile, suoi creditori.

Il manager, che dirige una ditta che fattura oltre 3 milioni di euro e dà lavoro a 25 dipendenti, davanti all’accusa di evasione fiscale, ha quindi prodotto in aula le perizie contabili e le testimonianze delle fatture ancora inevase, riuscendo così a dimostrare la propria buona fede. Dunque, secondo l’orientamento assunto dal Tribunale lagunare, se manca la volontà di evadere le tasse, il presunto reo va assolto.

Ora l’"evasore", assistito dall’avvocato Franco Miotto, sta pagando a rate i 135 mila euro di IVA non versati a causa della crisi di liquidità.

"Quando le fatture sono state pagate - spiega l’avv. Miotto - l’imprenditore ha chiesto e ottenuto la rateizzazione dell’IVA non versata’’.

Un’autentica boccata di ossigeno per chi, oltre ad aver accumulato debiti ed essere in odor di fallimento, rischiava anche una condanna penale con tutte le ulteriori conseguenze interdittive. Secondo il legale:

Per la prima volta in Italia un giudice recepisce la grave situazione finanziaria delle nostre aziende, alle prese, tra l’altro, con un sistema fiscale ormai inadeguato.

Se infatti l’evasione fiscale è un’autentica piaga del nostro Paese, con anche l’OCSE che ci colloca ai primissimi posti nella graduatoria internazionale sul fenomeno (per la precisione: terzo posto mondiale dietro a Turchia e Messico), questo orientamento giurisprudenziale riconosce finalmente l’esistenza di una ”evasione forzata”, quella cioè di chi è in un mare di debiti e non ha alternative.

La politica e l’evasione di sopravvivenza

Sul tema si era già espresso lo scorso luglio Stefano Fassina, parlamentare del Partito Democratico e viceministro dell’Economia, il quale, durante un convegno della Confcommercio, aveva dichiarato:

Esiste un’evasione di sopravvivenza. Senza voler strizzare l’occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l’evasione, ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno.

Per il viceministro, insomma, "esiste una connessione stretta tra pressione fiscale, spesa ed evasione".

Una posizione che non passò certo inosservata, attirando il plauso ironico del capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta:

Con Fassina ho vaste ragioni di dissenso, e ci ho polemizzato poco fa sull’Imu. Ma talvolta si lascia trascinare dall’istinto di verità e stupisce piacevolmente. Quando sostiene che questa spaventosa pressione fiscale induce gli onesti a evadere per sopravvivere, mi pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori. Benvenuto nel Popolo della libertà.

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