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L’Europa ordina, l’Italia esegue: nuovi hotspot e centri di accoglienza, ecco cosa cambierà
venerdì 7 luglio 2017, di
L’Europa ordina e l’Italia esegue. Questo è il succo della serie di incontri svolti tra Bruxelles e Tallin sul tema dell’immigrazione, dove il nostro paese si può dire che abbia riportato l’ennesima fallimento per quanto riguarda la gestione dei migranti.
Dopo aver provato a fare la voce grossa minacciando la chiusura dei nostri porti alle navi delle Ong battenti bandiera straniera, ecco invece il nostro governo recepire in toto le nuove direttive dell’Europa.
Dopo i vertici europei, ecco che in Italia saranno istituiti sei nuovi hotspot, tutti nelle regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo, che si vanno ad aggiungere ai quattro già esistenti.
Inoltre, verranno istituiti un Centro regionale di identificazione ed espulsione dalla capienza di 100 posti in ogni regione. Tutto questo mentre gli altri paesi europei si oppongono anche al più minimo sforzo per dare una mano al nostro paese nella gestione degli sbarchi.
Sei nuovi hotspot in Italia
Quando nel 2015 esplose il problema dei migranti, su pressante richiesta da parte di Germania e Austria alla fine Bruxelles intimò a Italia e Grecia di realizzare alcuni hotspot sul loro territorio.
Gli hotspot vengono realizzati ampliando alcuni centri di accoglienza già esistenti, dotandoli di una sorta di struttura dove i migranti appena sbarcati vengono come detenuti per un massimo di 48 ore.
Negli hotspot questi vengono identificati e registrati, in più ci sono le procedure per la fotosegnalazione e per la raccolta delle impronte digitali. Se un migrante si rifiuta entro due giorni di sottoporsi a queste procedure, viene trasferito in un Cie (centro di identificazione ed espulsione) per essere poi rimpatriato.
Dalla fine del 2015 in Italia ne sono stati attivati: Lampedusa, Pozzallo in provincia di Ragusa, Trapani e Taranto. Tranne quello nell’isola siciliana che può contenere 500 migranti, gli altri tre ne possono ospitare 400.
Dopo gli incontri a Bruxelles e il vertice dei ministri dell’Interno a Tallin in Estonia, alla fine l’Europa ha deciso di aiutare economicamente l’Italia per la gestione dei migranti, rifiutando però ogni forma di regionalizzazione anche in altri porti non nostrani degli sbarchi.
Inoltre, si è registrata anche la chiusura da parte dell’Unione a rimodulare i trattati dell’operazione Triton, quella ovvero messa in campo nel Mediterraneo, oltre che la reticenza dei paesi dell’Est di accogliere i rifugiati come stabilito da accordi precedenti.
Oltre alla solita manciata di milioni, Bruxelles ha anche chiesto che l’Italia aprisse nuovi hotspot, cosa che è puntualmente avvenuta con la decisione da parte del nostro governo di istituirne altri sei.
Cagliari, Crotone, Reggio Calabria, Palermo, Siracusa e Corigliano Calabro in provincia di Cosenza, saranno le sei nuove città dove verranno a breve allestiti altrettanti hotspot per l’identificazione dei migranti appena sbarcati.
Vista però la grande emergenza per quanto riguarda il flusso record di arrivi sulle nostre coste, il ministero dell’interno ha deciso la realizzazione, uno in ogni regione e con una capienza di 100 posti, anche di Centri regionali per l’identificazione ed espulsione.
Italia sempre più sola
Le notizie poco rassicuranti che provengono dalla Libia, dove sembrerebbe che ci siano decine di migliaia di disperati pronti a partire verso le nostre coste, fa intendere che il grosso dell’emergenza in materia dei migranti deve ancora arrivare.
Il nostro paese naturalmente non può tirarsi indietro, come del resto ha sempre fatto, nel salvare vite umane soprattutto se queste scappano da guerre o da situazioni di povertà estrema dovuta anche alle mani tentacolari dell’Occidente sulle risorse dei vari paesi africani.
L’Italia però non può essere lasciata sola, in cambio di qualche milione di euro e di parole di encomio, ad affrontare l’emergenza. Questa situazione, all’interno dell’Unione Europea, è inaccettabile.
Un atteggiamento degno del peggior Ponzio Pilato che poco fa onore a chi si erge a paladino dell’aiuto reciproco tra i vari popoli europei. L’Italia invece in questa vicenda, nonostante sia una delle maggiori contribuenti dell’Unione, da Bruxelles finora ha ricevuto soltanto ordini e porte in faccia.
Il clima politico nel nostro paese non aiuta di certo poi a migliorare la situazione. La demonizzazione del migrante serve solo ad esasperare gli animi e magari a conquistare qualche voto in più.
Dopo il Movimento 5 Stelle, anche Matteo Renzi ora sembrerebbe essersi incamminato verso la via del non possiamo aiutare tutti. L’ex premier invece dovrebbe spiegare perché non ha fatto nulla quando era a Palazzo Chigi, dove ha accettato di farsi carico degli sbarchi in cambio di flessibilità economica.
I partiti dovrebbero far fronte comune non contro i migranti, che sono le vittime di questa situazione, ma contro l’Europa avallando forme di protesta anche clamorose per far capire a Bruxelles di non essere più disposti ad accettare questa situazione.
Se si vuole risolvere veramente questa problematica, allora c’è bisogno che i nostri leader politici per una volta la smettano di pensare alle elezioni mostrandosi compatti negli intenti, altrimenti non ci sono ruspe o respingimenti che tengano per venire a capo da questa delicata situazione.