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Economist: ripresa a fine anno? Anche se ci sarà, nessuna famiglia la sentirà

martedì 21 maggio 2013, di Erika Di Dio

Una crisi dell’euro potrebbe essere finita, ma ne è subito iniziata un’altra. La moneta unica non è più sotto assedio nei mercati finanziari, ma non si rivelerà politicamente praticabile se non produrrà un ritorno alla crescita. Tutte le speranze residue di un recupero precoce sono state deluse dai dati sul PIL pubblicati il 15 maggio. Questi hanno mostrato che la zona euro è ancora impantanata nella recessione.

La produzione dell’area dell’euro si è ridotta nei primi tre mesi di quest’anno dello 0,2% rispetto al suo livello nel corso dell’ultimo trimestre del 2012 (vedi grafico). Questo declino, peggiore del previsto, ha lasciato il PIL dell’1% inferiore rispetto ad un anno fa. La produzione si è ora contratta per sei trimestri consecutivi in una recessione che risale alla fine del 2011.

Previsioni

La flessione è ancora più ripida nell’Europa meridionale. La produzione è scesa dello 0,5% in Italia e Spagna, rispettivamente la terza e la quarta economia più grande della zona euro. Ma il PIL è ormai in declino nella maggior parte dei paesi della zona euro, tra cui Francia, la seconda più grande economia della zona, che è di nuovo in recessione dopo un secondo trimestre di calo della produzione, dello 0,2%. L’eccezione principale rimane la Germania, l’economia più grande, anche se a malapena è cresciuta nei primi tre mesi di quest’anno.

La recessione potrebbe trascinarsi per un altro trimestre. In base a una recente indagine di responsabili degli acquisti, la produzione di servizi e di produzione ha continuato a ridursi il mese scorso. Anche se si verificherà un recupero alla fine di quest’anno, sarà probabilmente molto debole. All’inizio di questo mese, la Commissione europea ha previsto che il PIL annuo dovrebbe scendere dello 0,4% di quest’anno e che dovrebbe crescere solo dell’1,2% nel 2014.

La ripresa non si farà sentire nella vita delle persone

Il pericolo è che, anche se la crescita riapparirà sarà rilevabile solo di qualche punto nelle statistiche e non nella vita delle persone. Il rischio più grande deriva dalla disoccupazione, che è ora pari al 12,1% nella zona euro, il record più alto dal 1995. Tale tasso complessivo maschera un netto contrasto tra la Germania, dove il tasso è appena del 5,4%, e la Spagna e la Grecia, dove ha raggiunto il 27%. La disparità è ancora più grande se si guarda alla disoccupazione giovanile, che va dal 7,6% in Germania al 56% in Spagna e al 64% in Grecia.

All’inizio di questo mese la Banca centrale europea (BCE) ha portato giù il tasso di riferimento, dallo 0,75% al 0,5%. Le tristi cifre del PIL di questa settimana aumenteranno la pressione sulla BCE per prendere ulteriori provvedimenti atti a favorire un recupero quando il suo Consiglio direttivo si riunirà all’inizio di giugno.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Economist

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