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Economia cinese, tra Trump e debito bancario record: le prossime sfide del Dragone
venerdì 20 gennaio 2017, di
Per la Cina il 2017 si prospetta un anno ricco di incognite, che vanno dai rapporti con la nuova amministrazione USA guidata da Donald Trump al problema del debito bancario, che ha raggiunto livelli record.
Il Dragone intanto incassa il dato positivo registrato dal Prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre del 2016. Il PIL cinese è infatti cresciuto del 6,8%, a fronte di una previsione del +6,7% messo a segno nel trimestre precedente.
A trainare l’economia del colosso asiatico è un mix di diversi fattori come la spesa pubblica, l’espansione creditizia e la crescita del settore immobiliare.
Cina: PIL ultimo trimestre 2017 oltre le attese ma pesa il debito
L’ufficio di statistica di Pechino ha inoltre diffuso il dato sul Prodotto interno lordo dell’intero 2016, rilevando un incremento del 6,7%, in linea con le attese e con l’obiettivo fissato dal governo (6,5%-7%). Tuttavia si tratta della crescita più debole da 26 anni a questa parte.
Indicazioni positive arrivano anche dalle vendite al dettaglio di dicembre, salite del 10,9% tendenziale (il dato migliore da un anno) contro il 10,8% del mese precedente e il 10,7% stimato dagli analisti.
Sempre a dicembre, la crescita della produzione industriale ha segnato un lieve stop, attestandosi al 6,0% dal 6,2% del mese precedente; in questo caso il consensus degli economisti era fissato a 6,1%.
Il timore di molti osservatori è che la decisione di Pechino di incrementare la spesa pubblica in modo da rispettare i target di crescita prefissati potrebbe comportare nuovi rischi finanziari per il Paese, legati all’esplosione del debito pubblico.
Asia e Cina: quale sarà l’impatto della nuova politica economica di Trump?
Sul fronte delle esportazioni, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca rappresenta una gigantesca gatta da pelare per Pechino e per l’economia di altre potenze asiatiche.
In una nota diffusa venerdì, Goldman Sachs indica l’Asia del Nord come la regione destinata più di tutte a soffrire le restrittive politiche commerciali annunciate dal nuovo presidente USA:
“La probabilità di nessuna azione in materia di commercio sembra bassa considerati il messaggio coerente durante la campagna, la piattaforma politica sulla pagina web del presidente eletto e la linea dura appoggiata dai responsabili al commercio presenti nella nuova amministrazione”.
Gli analisti della banca d’investimento ritengono che il taglio delle importazioni da parte degli USA ridurrà l’attività economica in Asia di circa 2,6 volte la misura dei tagli.
“La Cina ha il più alto moltiplicatore di produzione (tre volte), ma Taiwan e Corea del Sud avrebbero l’impatto economico più negativo a causa della loro maggiore dipendenza dal commercio”.
Secondo gli esperti, un taglio delle importazioni da parte degli USA pari all’1% del PIL (circa il 7% delle importazioni statunitensi) potrebbe causare perdite in uscita pari a circa l’1% di PIL per Taiwan e Corea del Sud e pari allo 0,6% del Prodotto interno lordo cinese.