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Ecco quanto vale il welfare familiare in Italia
martedì 7 novembre 2017, di
Dopo l’alimentare e la casa, è il welfare familiare ad assorbire le maggiori spese delle famiglie italiane. Un settore che vale 109,3 miliardi di euro e che rappresenta il 6,5% del Pil del nostro Paese.
In particolare, le voci di spesa maggiormente rilevanti sono quelle che riguardano la salute, il lavoro e l’istruzione dei figli. Ambiti essenziali della vita di un individuo e del suo nucleo familiare, ai quali però spesso si rinuncia per mancanza di risorse.
Le principali voci di spesa del welfare familiare
Ad offrire un quadro dettagliato del welfare familiare e degli squilibri che lo scenario delle famiglie italiane mostra è la prima edizione dell’Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane, presentato alla Camera, dalla società di consulenza aziendale Mbs Consulting.
La spesa familiare per il welfare rappresenta in media il 14,6% del reddito netto delle famiglie. Dunque, considerando un reddito annuo medio rilevato di 29.674 euro e di spese per consumi di 22.762 euro, il welfare assorbe circa 4.328 euro per nucleo famigliare.
La spesa maggiore è quella che la gran parte delle famiglie italiane (25,2 milioi) sostiene per le spese sanitarie con un importo medio annuo di 1.336 euro a nucleo familiare per un valore complessivo di circa 33,7 miliardi.
Di poco inferiore è il valore delle uscite relative ai supporti al lavoro (trasporto e alimentazione): questa voce – che riguarda 16,6 milioni di famiglie - vale complessivamente 31,2 miliardi di euro per un importo medio annuo di circa 1.877 di euro a famiglia.
Quasi 8 milioni di famiglie italiani devono fare i conti con le spese per l’istruzione dei figli che raggiungono i 15 miliardi con una spesa media a famiglia di quasi 2 mila euro.
I servizi di assistenza per casa, figli e familiari non autosufficienti ammontano a circa 14,4 miliardi di euro. Seguono le spese per la cultura e il tempo libero con 7,6 miliardi e infine la previdenza e la protezione (fondi pensione, assicurazioni vita e polizze su patrimonio domestico) con 7,8 miliardi.
Le famiglie che rinunciano al welfare
Il rapporto però mostra anche evidenti squilibri con un rilevante numero di famiglie che rinunciano a prestazioni anche essenziali spesso per mancanza di risorse economiche.
Il settore che fa registrare il più alto tasso medio di rinuncia è quello che riguarda l’assistenza ad anziani e soggetti non autosufficienti e che vola al 76,2%.
Tra le famiglie che si trovano in difficoltà economiche, il 56,5% rinuncia ad almeno una prestazione essenziale (a fronte di un tasso medio del 36,1%) e la percentuale sale al 58,9% sul fronte delle cure sanitarie (rispetto alla media del 36,7%).
Le condizioni economiche dei nuclei familiari incidono anche sull’istruzione e la cura dei figli: tra le fasce deboli della popolazione, vi rinunciano rispettivamente il 57,7% e il 54,8%.
“Garantire servizi essenziali invece di erogare sussidi”
Le recenti politiche per il welfare hanno purtroppo risentito dei tagli alla spesa pubblica provocando una risposta meno efficace nell’offerta dei servizi alle famiglie.
A tal proposito, arriva il suggerimento di Enea Dallaglio, amministratore delegato di Innovation Team - Gruppo MBS:
“Nel momento in cui il paese sta lanciando nuove politiche di contrasto alla povertà, i dati dell’Osservatorio fanno pensare che sia più efficace intervenire garantendo i servizi essenziali per il benessere e la sicurezza sociale anziché erogare sussidi. Emerge inoltre la necessità di affrontare in modo nuovo la prospettiva di contenimento della spesa pubblica, rifocalizzando la spesa sulle prestazioni essenziali e definendo le aree su cui sollecitare il ruolo dei servizi privati.”