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Dollaro USA mette le ali. Una nuova era per il biglietto verde?

venerdì 31 maggio 2013, di Nadia Fusar Poli

Il dollaro USA da decenni è una moneta in declino. Eppure, i segnali di ripresa economica, il boom del mercato azionario e la prospettiva degli Stai Uniti di diventare un esportatore netto di petrolio nei prossimi anni, suggeriscono che la tendenza per la valuta più diffusa al mondo, potrebbe presto invertirsi.

"Credo che abbiamo visto un cambiamento favorevole del sentiment nei confronti del dollaro USA" ha dichiarato Ed Ponsi, amministratore delegato di Barchetta Capital Management a New York. "Dieci anni fa era opinione diffusa che l’euro avrebbe alla fine soppiantato il dollaro come valuta di riserva del mondo, ma non è più così".
L’indice del dollaro, una misura del valore del biglietto verde rispetto alle valute dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, ha raggiunto la scorsa settimana il suo livello più alto in quasi tre anni, impennandosi a 84.50. Mercoledì, all’indomani della diffusione di incoraggianti dati economici, il Dow Jones Industrial Average è stato spinto a livelli record.

La tendenza al ribasso del dollaro è durato quasi 30 anni a causa della debole crescita economica e, più recentemente, delle misure adottate in materia di politica monetaria dalla FED, volte a finanziare acquisti di asset. L’indice del dollaro è attualmente ben al di sotto del valore toccato nel 1985 (157), e rispetto ai livelli del periodo precedente lo scoppio della bolla delle dotcom, verificatasi tra il 2000 e il 2001, quando era scambiato poco sotto 120. Eppure il biglietto verde sta progressivamente crescendo e il trend sembra destinato a continuare nei prossimi mesi.

Il recupero del dollaro, contestuale all’aumento dell’indice di borsa S&P 500, è un segnale rialzista per la moneta in quanto suggerisce che gli investitori stranieri si stanno orientando sui titoli azionari statunitensi. Le partecipazioni estere in azioni e obbligazioni degli Stati Uniti sono più che raddoppiate dal 2005, secondo i dati diffusi dal Tesoro degli Stati Uniti all’inizio di questo mese. Nel 2012, ben 4.200 miliardi di dollari erano azioni (rispetto ai complessivi 13.260 miliardi di dollari detenuti da stranieri), un aumento del 10,6 per cento rispetto all’anno precedente.
Il biglietto verde sta mettendo le ali!

E mentre l’economia degli Stati Uniti non è ancora tornata a pieno ritmo, gli Stati Uniti stanno decisamente meglio rispetto a Europa o Giappone che, colpiti dalla recessione, stanno entrambi lottando nel tentativo di uscire da una fase stagnate o depressiva. Questo scenario, rappresenta un altro fattore stimolo per i tori del dollaro, che hanno iniziato ad anticipare la possibile inversione di tendenza della politica monetaria della Fed, in termini di programmi di stimolo (QE).

HSBC ha rivisto la scorsa settimana le sue previsioni sul dollaro e si aspetta che l’euro scenderà a 1,22 dollari all’inizio del prossimo anno, da una precedente stima di $ 1.37. "La nostra tendenza al rialzo del dollaro non si basa su un precoce rallentamento [del piano di quantitative easing], ma sul fatto che se la Fed agisse prima di quanto ci aspettiamo, il dollaro a quel punto dovrebbe capitalizzare", hanno reso noto gli analisti di HSBC in una nota. "Il dollaro è già salito, ma questo è solo l’inizio".

Ora che il dollaro si sta rialzando, è diventato un obiettivo chiave per i mercati dal momento che i dati economici degli Stati Uniti stanno cominciando a migliorare rispetto al mese scorso. Secondo i trader il dollaro è in aumento anche perché le altre banche centrali stanno aderendo al modello FED, iniettando massicce dose di liquidità, con Israele, ultimo paese a tagliare i propri tassi di interesse, dopo Corea del Sud, India e Australia. E, naturalmente, il massiccio programma di allentamento della banca del Giappone che ha spinto il dollaro/yen sopra 102 per la prima volta in quattro anni.

Fonte: cnbc.com

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