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Disoccupazione: quali sono i rischi per la salute?

giovedì 17 luglio 2014, di Valentina Pennacchio

Se la disoccupazione in Italia a maggio ha raggiunto un tasso del 12,6%, la situazione in Europa è altrettanto preoccupante, poiché si aggiungono una serie di criticità:

  • la produzione ha maggio è calata dell’1,1%;
  • la fiducia degli investitori nella Germania, locomotiva d’Europa, è scesa a quota 27,1 punti.

Restando poi sul fronte disoccupazione, dal 2008, anno in cui è scoppiata la crisi, l’Europa ha contato oltre 25 milioni di disoccupati:

  • 18 milioni nell’Eurozona;
  • 3 milioni in Italia.

Considerando anche i 34 paesi dell’area Ocse i disoccupati sono 44,7 milioni, ben 10,1 milioni in più rispetto a 6 anni fa.

Questi numeri non tengono conto poi dei NEET (Not engaged in education, employment or training), il cui tasso non è incluso nel calcolo di quello di disoccupazione.

Disoccupazione: quali sono i rischi per la salute?

E’ ormai noto che la disoccupazione sta diventando un vero e proprio problema strutturale. Questi numeri sono una vera e propria zavorra per l’Europa perché ogni disoccupato ha un vero e proprio costo: perdita di know how e del valore aggiunto che le competenze del singolo individuo possono portare al proprio Paese.

Tuttavia il problema della disoccupazione non è solo di natura economica, ma anche psico-sociale, perché lo status di disoccupato a lungo termine provoca una frattura profonda negli individui, i quali si sentono impotenti e privati della propria dignità, come ha dichiarato Papa Francesco:

"Il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità: se manca il lavoro, questa dignità viene ferita".

I problemi per la salute sono una componente importante da non sottovalutare: lo stress, il malumore, che in molti casi può sfociare in vera e propria depressione, il senso di fallimento, sono difficili da debellare.

Mirko La Bella, psicologo e psicoterapeuta, professore presso la Fondazione Università popolare di Torino e responsabile regionale del Piemonte della Società italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, ha spiegato:

"Lo stress attiva una risposta che genera forti emozioni negative le quali, a loro volta, producono sostanze biochimiche per rispondere al pericolo. Se gli eventi stressanti durano troppo a lungo nel tempo, le sostanze generate dalla biochimica emotiva manomettono gravemente la biologia del nostro corpo e aprendo la porta a condizioni di malattia anche gravi".

Il Prof. Marmot dell’University College di Londra ha aggiunto:

"La disuguaglianza è intessuta nel nostro tessuto sociale. Più aumenta più cresce lo stress legato al confronto dello status sociale con i nostri simili. La disuguaglianza, genera un male identico a quello di un pugno ricevuto in pancia (...) I circuiti che elaborano il dolore fisico, infatti, sono in parte sovrapposti a quelli che elaborano il dolore sociale. Ancora un’evidenza del fatto che siamo esseri sociali e di quanto il legame con il gruppo sia necessario alla sopravvivenza. L’esclusione sociale è infatti la morte. Le relazioni sociali umane, sono fondamentali per la salute: possono generare benessere e autostima".

La sfiducia, anche e soprattutto nella classe politica, l’insoddifazione, l’impossibilità di progettare un futuro, annientano i giovani. Scientificamente è stato provato che la disoccupazione ha conseguenze nefaste per il nostro organismo. Diversi studi hanno dimostrato infatti che una persona disoccupata non è una persona in salute, i cui requisiti essenziali, come stabilito nella dichiarazione di Jakarta (1997) l’OMS sono:

  • casa;
  • istruzione;
  • relazioni sociali;
  • reddito.

L’immobilismo politico sta minando le basi della società e non sta solo togliendo ai giovani la possibilità di un futuro, ma anche la libertà di poter vivere senza quelle catene che li trattengono al suolo, impedendogli di volare, e che gli ricordano che sono costretti ad uno status quo coatto.

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