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DPR Terre, Mattarella non firma. Battuta d’arresto per il partito trasversale delle inquinatissime terre e rocce da scavo

lunedì 10 aprile 2017, di Erasmo Venosi

Una sanatoria per i gestori delle inquinate terre e rocce da scavo. Terre che inequivocabilmente la direttiva europea 98/2008 definisce rifiuti speciali. Modifiche normative, interpretazioni interessate e attività di lobbyng a Bruxelles hanno consentito con il ministro Clini del Governo Monti a legittimare la presenza di inquinanti nelle terre scavate come calcestruzzo, bentonite, polivinilcloruro (PVC), vetroresina, miscele cementizie e additivi per scavo meccanizzato.

Nell’attuale decreto non firmato dal Presidente Mattarella la foglia di fico della formula matematica per il calcolo del materiale "non naturale" presente nelle terre scavate e che non deve eccedere il 20% in peso .

Un immenso apprezzamento per il Presidente della Repubblica, che non ha firmato il decreto di salvataggio per lo smaltimento delle terre e rocce da scavo approvato dal Governo Renzi. Bisogna raccontare succintamente la grande porcata della gestione delle terre e rocce da scavo. Porcata a beneficio dei grandi costruttori di opere ex strategiche, ora prioritarie a danno dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Il decreto in questione è l’attuazione del famigerato “Sblocca Italia” del Governo Renzi per la semplificazione e l’uso delle inquinate terre e rocce da scavo prodotte in grandi quantità nei cantieri. Un decreto che rappresenta l’epilogo di una grande battaglia iniziata due decenni fa e avente lo scopo di trasformare lo status di rifiuto speciale delle “terre e rocce da scavo”, da trattare o smaltire in discarica, in sottoprodotto. Una trasformazione che vale milioni se non miliardi di euro, ma in sintonia con la negazione in questo Paese del principio “chi inquina paga”.

Emblematiche sulla tutela inesistente dei beni pubblici, dell’ambiente in generale e quindi della salute sono sia la procedura di infrazione sulla direttiva europea di disciplina del danno ambientale (35/2003/UE), che le affermazioni dell’avvocato Schiesano dell’avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, che in audizione parlamentare parlò di “sostanziale impunità civile” nel nostro sistema del responsabile di danno ambientale.

Solo in un Paese come il nostro e con una classe politica che non ha mai pensato di mettere in Costituzione la tutela dell’ambiente poteva accadere che un miliardo di metri quadrati di territorio fosse avvelenato da rifiuti speciali di ogni tipo.
Il decreto non firmato dal Presidente Mattarella è composto da 31 articoli e 10 allegati e conteneva una schifosa, intollerabile, incredibile sanatoria per imprese che hanno smaltito terre e rocce da scavo, in cui era presente di tutto, anche amianto.
L’articolo è il 27 comma 3. Il business delle terre e rocce da scavo con stravolgimento legislativo è in verità iniziato nel 1997 con il decreto “Ronchi”, poi con la legge cosiddetta “obiettivo” ( 443/2001), la quale prevedeva che qualsiasi terra da scavo anche se contaminata da sostanze pericolose dovesse essere gestita senza tener conto delle norme sui rifiuti. La condizione era che queste terre risultassero con valori di inquinanti al di sotto di determinati limiti, che risultavano calcolati in maniera incerta e farraginosa.

La prova? Le analisi per caratterizzarle non venivano fatte sulle terre scavate, ma “sull’intera massa” e nei siti di destinazione. Insomma, un lasciapassare totale modificato poi con la legge 306/2003, che limitava questa deroga omicida delle terre da scavo ai progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale. Traduciamo: deroga per le grandi opere!

Questa volta il trasversale partito delle terre e rocce da scavo non ha raggiunto definitivamente i suoi obiettivi a causa della mancata firma del DPR 279 /2016 approvato in Consiglio dei Ministri, presieduto da Renzi, il 14 luglio dello scorso anno. Le dichiarazioni del procuratore antimafia Pennisi per cui l’autostrada Brescia/Bergamo/Milano “è servita per interrare rifiuti”, esattamente come è avvenuto per l’autostrada Valdastico Sud (Vicenza/Rovigo), la terza corsia dell’autostrada Serenissima, gli arresti TAV di Firenze e Genova/Milano conosciuta come “Terzo valico”, la Padova/Venezia non hanno minimamente inciso sulla legislazione in termini di radicale irrigidimento. No. Semplificazione e trasformazione di ciò che era rifiuto speciale, le terre e rocce da scavo, in sottoprodotto.

La normativa UE (direttiva 98/2008) lascia pochi dubbi interpretativi: “le terre da scavo non naturali o contaminate sono, di regola, rifiuti e, quindi, sono sottoposte dalla culla alla tomba” ad una rigorosa disciplina onde evitare che provochino pericoli ed inquinamenti.

Questo, ovviamente, “comporta notevoli costi e impegni, per le imprese, nonché, per i loro titolari, l’eventualità di subire processi penali in caso di inosservanza (ad esempio, per discarica abusiva)”, secondo il Procuratore Amendola. Sono vent’anni che chi governa invece di far rispettare la legge escogita meccanismi e norme per eluderla. Significherà pur qualcosa la prima procedura di infrazione del 1997, una seconda con condanna nel 2007 e sulle disposizioni che regolavano terre e rocce da scavo della famigerata legge obiettivo. Una legge classificata dal presidente dell’ANAC Cantone “criminogena”.

Assisteremo di sicuro a ulteriori tentativi legislativi di soggetti che presentano interrogazioni parlamentari per conto dei grandi costruttori, magari utilizzando un argomento che non c’entra tipo “macerie del terremoto nel centro Italia”. Questo è il Paese che a un ministero strategico come quello dell’Ambiente ha messo nel 99% delle volte “analfabeti” o vassalli di capibastone. Quanto attuali sono le parole del compianto prof Gallino:

“Anziché prefiggersi di regolare l’economia per adattarla alla società, la politica si è impegnata ad adattare la società all’economia”.

Aggiungo che non sono stati nemmeno capaci di scalfire la disoccupazione, il precariato, l’inoccupazione che da un ventennio “uccide” il Paese e con essa i diritti naturali prima e costituzionali dopo.

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