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Crisi greca: gli errori di Tsipras. Rimanere nell’Euro la mossa peggiore
mercoledì 8 febbraio 2017, di
La crisi in Grecia potrebbe essere sempre più pesante e la stretta che l’Europa chiede non è applicabile ai conti odierni. A nulla servono le parole del Fondo Monetario Internazionale che bacchetta l’eurozona e afferma che l’unico modo di slavare la Grecia è il taglio del debito.
Un taglio che però l’Unione non sembra disposta a fare al momento, mentre si torna ancora una volta a chiedere il taglio della spesa pubblica e l’applicazione delle manovre di austerity.
Anche Alexis Tsipras, primo ministro dal 2015, ha però le sue colpe nel processo di distruzione della nazione e dell’economia greca. La mancanza di un vero piano di uscita dall’Euro, l’assenza di un cambiamento del processo economico con cui distaccarsi dall’Unione ha infatti contribuito ad affossare il Paese.
Ora la Grexit fa di nuovo paura, soprattutto per la possibile decisione del FMI di non aderire alla nuova trance di finanziamenti. Ciò comporterebbe che anche l’Unione europea potrebbe fare un passo indietro e rifiutare i finanziamenti.
Pesano i 330 miliardi di prestiti che sono stati garantiti, per i quali però è difficile reperire i soldi per la restituzione.
Le manovre di Tsipras non sono state infatti sufficienti e soprattutto non sono state mirate al bene del paese, ma hanno guardato troppo alle richieste dell’Unione. Vediamo insieme cosa è successo negli ultimi 7 anni di crisi profonda e quali sono stati gli errori del primo ministro.
Cosa è successo in Grecia in questi anni e a che punto siamo
Alexis Tsipras si è trovato a fronteggiare una crisi profonda, che ha portato il Paese sull’orlo del baratro e che adesso rischia di buttarla giù. Le manovre economiche che sono ideate e messe in pratica negli anni però non sono sempre state una buona idea.
Il più grave errore di Tsipras e del suo staff è stato infatti di non aver mai ideato un piano di uscita dall’euro.
Quando al popolo greco sono stati offerti i 330 miliardi di euro per evitare che il Paese andasse in default le richieste sono state accettate. Fin da allora però le richieste dell’Europa erano particolarmente pesanti: il 30% del PIL del paese.
Le conseguenze della decisione presa dal governo di allora ha avuto conseguenze incredibili:
- - 26% del PIL;
- potere di acquisto delle famiglie ridotto del 30%;
- disoccupazione al 23%, con picchi di 44% per la giovanile;
- pensioni tagliate del 25%;
- il debito che arriva al 176%.
I dati sono anche peggiori se si vede il modo che le persone hanno di vivere e di quanti debbano contare sulla pensione di un familiare. Delle stime che sono molto simili a quelle dei paesi appena usciti da una guerra e non di una nazione che non ha subito grandi sconvolgimenti.
Pur vedendo tutto ciò nessuno ha alzato la voce e si è imposto contro le regole della ferrea austerity.
Cosa ha fatto Tsipras dal 2015?
La crisi greca, in un uno dei momenti peggiori, ha creduto in Alexis Tsipras, eletto perché ritenuto l’unico modo per salvare il paese. Le promesse elettorali però non sono state mantenute e il primo ministro ha continuato ad accettare le condizioni dell’UE sempre.
Si è giunti così a tagli dei posti di lavoro, alla vendita degli aeroporti statali, fino ad arrivare al taglio delle pensioni. Un mix esplosivo che ha portato la Grecia alla povertà più totale e l’economia del paese ad un punto di non ritorno.
Tsipras non ha infatti mai ideato un piano di salvataggio serio, una strategia che prevedesse l’uscita dalla moneta unica e che potesse portare a far ripartire i settori chiave.
L’unica strada che si è battuta è quella di cercare di tirare la corda, di non far infuriare i creditori e di proseguire assecondando le richieste. Un piano che però si è dimostrato fallimentare, dal momento che ora la Grecia si trova al bivio.
A luglio scadono infatti i Bond e si devono trovare la bellezza di 7 miliardi, in alternativa si dovrà dichiarare il default.
L’Europa nel frattempo chiede nuovi tagli e nuove politiche di austerity per accordare la nuova trance di pagamenti. Manovre che però non possono essere applicate in modo semplice, dal momento che sono rimaste ben poche cose da tagliare.
Tsipras allora prova a fare la voce grossa, dicendo all’Europa che non acconsentirà a pagare e non verrà chiesto neanche un euro al popolo greco.
Ormai però il punto di non ritorno è stato superato da un bel po’ e tornare alla dracma al momento potrebbe essere il colpo fatale per la Grecia.
L’unica via che Tsipras al momento potrebbe battere è quella di chiedere un taglio del debito.
Infatti solo tagliando i debiti che la nazione ha contratto con le altre forze si potrebbe riuscire a cambiare la situazione e a risollevare le sorti di un popolo messo i ginocchio da un’Europa cieca.