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Crisi euro: il ruolo della Germania rischia di portare al disastro
lunedì 27 maggio 2013, di
Il ruolo della Germania nella crisi dell’euro, potrebbe portare al disastro. E’ quanto afferma Jürgen Habermas, filosofo e sociologo, uno dei più influenti pensatori politici della Germania. La sentenza è severa e il monito piuttosto allarmante: la gestione della crisi da parte della Germania sta risvegliando fantasmi storici e la democrazia liberale post-seconda guerra mondiale di Berlino, non può essere data per scontata. Le preoccupazioni dell’eminente professore fanno eco ai recenti allarmi risuonati in tutta Europa circa la posizione della Germania in materia di politica fiscale dell’Unione europea.
Jürgen Habermas, professore di Francoforte il cui pensiero politico ha contribuito a plasmare la Germania nel corso degli ultimi 50 anni, ha lanciato il suo appello perché l’Unione europea sia trasformata in una democrazia sovranazionale e la zona euro possa diventare un’unione politica a tutti gli effetti, attaccando contestualmente la gestione "tecnocratica" della crisi da parte dei leader di Bruxelles e di tutta Europa.
Habermas, a lungo venerato come guru e mentore delle generazione di politici tedeschi di centro-sinistra post-1968, ha riservato alcune delle critiche più incisive rispetto al ruolo di Berlino nella gestione della crisi, ormai in corso da tre anni. "Il governo tedesco stringe nelle proprie mani la chiave per il destino dell’Unione europea La domanda principale è se la Germania sarà in grado di prendere l’iniziativa, ma anche se potrà avere un interesse a farlo". Il ruolo di leadership assunto dalla Germania di oggi rischia di rappresentare una provocazione per gli altri stati e di risvegliare fantasmi e fantasie pericolose (ad esempio quella di un potere ’tedesco’ in Europa).
Secondo Habermas la risposta dell’élite europea alla crisi monetaria è stata quella di costruire una tecnocrazia senza radici democratiche. "Noi tedeschi avremmo dovuto imparare dalle catastrofi della prima metà del 20° secolo che è nel nostro interesse nazionale evitare definitivamente il dilemma di uno stato semi-egemonico che difficilmente può resistere senza scivolare in conflitti".
Le preoccupazioni circa la possibilità di una dominazione tedesca dell’UE sono diffuse, mentre crescono la paura e l’ostilità rispetto alle ricette politiche per risolvere la crisi dell’euro del cancelliere Merkel. Habermas ha chiesto un cambiamento di rotta della politica tedesca, lontano da quell’insistere sulla "stabilizzazione" dei bilanci dei paesi della zona euro vulnerabili, attraverso il taglio dei sistemi di sicurezza sociale e dei servizi pubblici, e piuttosto orientata ad una politica di "solidarietà" che comporti la responsabilità comune della zona euro, la mutualizzazione del debito e gli eurobond.
Habermas ha inoltre aggiunto che la Germania non solo ha interesse a promuovere e supportare una politica di solidarietà, ma ha anche un corrispondente obbligo normativo. Ciò che è richiesto è uno sforzo cooperativo che muova da una prospettiva e da una visione politica condivise, con l’obiettivo di promuovere la crescita e la competitività della zona euro nel suo insieme.
I già esistenti squilibri strutturali tra le economie di paesi della zona euro fortemente divergenti, sono peggiorati nel quadro delle politiche perseguite, sostiene Habermas, perché i governi hanno preso decisioni "esclusivamente dal proprio punto di vista nazionale. Fino ad ora, il governo tedesco si è aggrappato fermamente a questo dogma".
La risposta dell’élite dell’UE alla crisi, è stata quella di costruire una "tecnocrazia senza radici democratiche", intrappolando l’Europa in un dilemma di legittimità e responsabilità, tra "le politiche economiche necessarie per preservare l’euro (da una parte) e, dall’altra, i passi politici verso una più stretta integrazione. I passi necessari sono impopolari e si accompagnano ad una spontanea resistenza popolare".
Fonte: guardian.co.uk