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Crisi Eurozona: buone notizie per il momento. Ma quanto dureranno?

martedì 12 febbraio 2013, di Erika Di Dio

Una bestia rara è riapparsa in Europa. Negli ultimi anni, non ci sono stati avvistamenti confermati. Ma nelle ultime settimane, questo animale timido, conosciuto come "buona notizia", è stato avvistato in varie località europee.

Venerdì scorso, la bestia è anche apparsa fugacemente a Bruxelles. Per una volta, un vertice dell’Unione europea non si è concluso in acrimonia o farsa. Al contrario, i leader europei hanno raggiunto un accordo su un bilancio, e nessuno è scoppiato a ridere.

Buone notizie hanno anche fatto la loro comparsa nella periferia martoriata dell’Europa. L’Irlanda ha raggiunto un accordo che potrà alleviare il peso schiacciante del debito sulle sue finanze pubbliche. Enda Kenny, il primo ministro, è stato applaudito in Parlamento, dopo aver annunciato "un passo storico sulla strada della ripresa economica". Il Financial Times ha anche riportato una "prospettiva più luminosa" per l’economia della Grecia. Nel mese di Gennaio, il Portogallo è riuscito a tornare al mercato del debito a lungo termine per la prima volta da quando il paese è stato "salvato" nel 2011.

Quindi è questo l’inizio della grande risalita europea?

Naturalmente, è un po’ più complicato di così. Quello che è successo negli ultimi mesi è che la minaccia di un vero e proprio disastro in Europa, come un grande fallimento bancario o la disgregazione dell’euro, è venuta meno. Di conseguenza, gli investitori sono più fiduciosi. Questo, a sua volta, contribuisce a dare vita all’economia reale. Ed è quello che Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, ha descritto come "contagio positivo". Mai pessimisti non devono disperare. C’è ancora molto che potrebbe andare male.

La crisi della zona euro si svolge su tre livelli diversi, finanziario, economico e politico, ognuno dei quali influenza gli altri. I terrori finanziari sono chiaramente diminuiti da quando Draghi ha promesso di fare "tutto il possibile" per salvare l’euro. Eppure, mentre le pressioni finanziari si sono allentate, non sono di certo scomparse. Le esigenze di finanziamento di paesi come Italia e Spagna rimangono formidabili. Le banche europee sono ancora vulnerabili. Sony Kapoor di Re-Define punta il dito alla Spagna, dove le banche devono affrontare "problemi crescenti nella gestione dei mutui, prezzi delle case in calo e un picco di crediti in sofferenza".

La maggior parte dei suggerimenti su un dietrofront provengono dai piccoli paesi della periferia della zona euro che hanno sofferto di più, Irlanda, Portogallo e, soprattutto, Grecia, in cui l’economia si è ridotta del 25% dal 2008. Nonostante questo disastro, la Grecia non è uscita dall’euro, né è stata rilevata da fascisti o comunisti. Se la ripresa economica accelererà il passo, la Grecia sfiderà i profeti della sventura emergendo dalla crisi intatta con la sua moneta e la sua democrazia.

Questioni ancora da risolvere

Tuttavia, lo stato d’animo in Italia e in Spagna è ancora desolante. L’Italia è nel bel mezzo della sua peggiore recessione dalla seconda guerra mondiale e la Spagna soffre con una disoccupazione del 26%. Con poche prospettive di rapida ripresa economica in entrambi i paesi, rimane la minaccia di uno sconvolgimento sociale e politico. L’economia francese è alle prese con una recessione e il Presidente François Hollande sta perdendo rapidamente popolarità.

La questione più immediata sulla storia della ripresa europea è di natura politica: le elezioni italiane del 24-25 Febbraio. Mario Monti, il tecnocrate non eletto, probabilmente non vincerà. Ogni nuovo governo probabilmente sarà meno stabile e più moderato con le riforme. L’incantesimo di una paralisi potrebbe rapidamente riportare nuovamente in Europa la storia della "cattiva notizia".

Anche gli sviluppi politici in Spagna promettono guai in vista. Mariano Rajoy, il primo ministro, e il suo partito sono impantanati in uno scandalo di corruzione. I sondaggi suggeriscono che l’80% degli spagnoli pensa che la leadership del partito dovrebbe dimettersi in blocco. Vi è così un’apertura verso nuove forze politiche.

Prospettive per il futuro

I disordini politici in Spagna e in Italia renderebbero più difficile convincere gli europei del Nord ad organizzare ulteriori salvataggi. Cipro ha probabilmente bisogno di un piano di salvataggio il mese prossimo, ma la reputazione del paese come rifugio per denaro russo riciclato renderà difficile convincere il parlamento della Germania.

Eppure la serie di buone notizie in Europa non può essere semplicemente respinta. Gli eventi in Grecia, Portogallo e altrove, suggeriscono che i sistemi sociali e politici possono sopportare una grande pena senza però collassare. I politici tedeschi e i banchieri centrali europei hanno anche dimostrato di avere la determinazione di mantenere l’euro a galla.

Ma ci sarà ulteriore sofferenza economica e instabilità politica. E i leader europei devono riuscire a passare questa crisi senza una spiegazione convincente di come andrà a finire. Da Berlino a Bruxelles, continuano a sostenere che la soluzione a lungo termine per la crisi sia un’unione politica molto più profonda. Ma non ci sono prove che essi avranno la volontà o il sostegno pubblico per arrivare a questa destinazione sfuggente.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times

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