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Calciomercato, in Italia una nuova bolla speculativa dietro gli ultimi folli acquisti?

lunedì 3 luglio 2017, di Alessandro Cipolla

Il calcio in Italia è alle prese con una nuova bolla speculativa? Questa è la domanda che serpeggia da tempo dopo che, per un trend tornato in auge negli ultimi anni, il pallone nostrano è tornato a spendere cifre folli per l’acquisto di campioni o presunti tali.

Ancora è fresca la memoria infatti del cosiddetto decreto”spalmadebiti”, la discussa legge con la quale nel 2003 si evitò di fatto il fallimento della quasi totalità delle squadre di calcio della nostra Serie A.

Dopo un periodo di contenimento delle spese, sia per quanto riguarda gli ingaggi dei giocatori sia per i costi dei loro cartellini, adesso anche le società italiane hanno iniziato a rincorrere le grandi cifre dei club stranieri, con un enorme flusso di denaro che al momento scorre all’interno del business calcio grazie alla ricca Premier League e alle spese folli delle squadre dei nuovi campionati emergenti asiatici.

Sorge spontaneo quindi l’interrogativo se in Italia ci troviamo di fronte a una nuova bolla speculativa, visto le alte e a volte sospette cifre che stanno caratterizzando questo inizio di calciomercato.

Calciomercato, una nuova bolla speculativa in Italia?

Come spesso accade, in Italia si tende a dimenticare le cose negative accadute anche pochi anni fa. Era l’inizio del 2003 infatti quando il pallone nel nostro paese rischiò di andare incontro a una crisi, provocata da una bolla speculativa, che avrebbe potuto portare al fallimento di quasi tutti i club di massima serie.

Probabilmente ai più i nomi di Federico Crovari, Rodrigue Boisfer o Alessandro Frau non diranno niente, ma sono stati calciatori acquistati a cifre notevoli da alcuni club di Serie A nei primi anni di questo millennio e poi mandati a giocare in prestito gratuito nelle serie inferiori.

Dopo anni di spese folli e valutazioni gonfiate, il calcio nostrano si ritrovò pieno di debiti. Oltre alle milanesi, squadre come Roma, Lazio, Parma, Fiorentina, Napoli, Genoa, Torino e Sampdoria, per svariati motivi erano arrivate sull’orlo del baratro.

In loro aiuto accorse il governo presieduto allora da Silvio Berlusconi, naturalmente all’epoca ancora presidente del Milan, che andò ad approvare il famoso quanto discusso decreto “spalmadebiti”.

Il problema di fondo di tutte le società in quegli anni era che il patrimonio reale dei giocatori in rosa era di molto inferiore a quello dichiarato. Per poter diminuire i costi e così andare avanti era necessario quindi svalutare i propri calciatori.

Quando le aziende mettono in atto una politica del genere, tutta la perdita va incidere sul bilancio corrente. Quindi se un club che all’epoca aveva un patrimonio di giocatori stimato in 300 milioni e lo svalutava, per rispecchiare il reale valore di mercato a 100 milioni, la perdita di 200 milioni andava tutta insieme a gravare sulle casse della società.

Con una situazione del genere, nella Serie A di allora sarebbero stati pochi i club a salvarsi. Con lo “spalmadebiti” invece, alle società fu consentito di poter dilazionare questa perdita in dieci anni, salvando così di fatto molte squadre da un sicuro fallimento.

Anche se in molti, soprattutto all’estero, andarono a criticare il provvedimento bollandolo come una sorta di falso in bilancio legalizzato, il calcio italiano tirò un bel sospiro di sollievo con i club, memori di ciò che aveva comportato quella bolla speculativa, che iniziarono una politica economica più parsimoniosa e meno spregiudicata.

Con la crescita sempre più però dei ricavi derivanti dai diritti televisivi e l’aumento del costo dei giocatori dovuto alle spese folli e più d’una volta fuori mercato dei magnati asiatici e americani che ormai controllano i maggiori club europei, il nostro calcio sta tornando a navigare in queste pericolose acque.

Le stranezze di questo calciomercato

Per capire meglio come sta evolvendo la situazione in Italia prendiamo ad esempio il calciomercato che sta mettendo in atto l’Inter, società che la scorsa estate è stata acquisita dal colosso cinese Suning.

Come noto, entro lo scorso 30 giugno il club nerazzurro ha dovuto realizzare cessioni per ottenere una plusvalenza totale di almeno 30 milioni per non incappare in nuove sanzioni dovute al Fair Play Finanziario.

All’inizio si parlava del sacrificio di Ivan Perisic, una delle stelle della squadra, ma poi si è preferito arrivare a tale cifra cedendo tutta una serie di giocatori, soprattutto giovani di belle speranze e prodotti del vivaio di Appiano Gentile.

A riguardo non si può notare come Gianluca Caprari, stando a una valutazione di mercato riportata dal sito Transfermarkt di 6 milioni, sia stato venduto alla Sampdoria in cambio di 15 milioni, più del doppio quindi.

Stesso discorso per il terzino Senna Miangue, passato al Cagliari per 3,5 milioni a fronte di una valutazione di mercato di 1,8 milioni, oltre che per l’altro esterno difensivo Fabio Eguelfi ceduto all’Atalanta a 1,5 milioni rispetto a un valore di mercato di 400.000 euro.

Strano anche il mercato in entrata. L’Inter infatti si è ormai assicurata le prestazioni di Milan Skriniar, centrale difensivo slovacco di 22 anni reduce da una buona stagione con la maglia della Sampdoria, che un anno e mezzo fa lo aveva acquistato per 1 milione dalla Zilina.

Il trasferimento infatti del giovane difensore dovrebbe avvenire per una cifra attorno ai 35 milioni, rispetto a un valore di mercato indicato in 7 milioni.

Se pensiamo che la Roma sta vendendo al Chelsea Antonio Rudiger, centrale di sicura maggiore caratura e affidamento, a 33 più 5 milioni di bonus viene spontaneo chiedersi se l’operazione dell’Inter sia da un punto di vista economico razionale.

Ci troviamo di fronte ad acquisti e cessioni a cifre a volte più che raddoppiate rispetto al valore di mercato, senza considerare la doppia operazione che ha portato l’Inter a sborsare 60 milioni in totale, 20 subito e 40 di bonus, per i giovanissimi Pietro Pellegri ed Eddy Salcedo.

Uno stile di mercato aggressivo ma rischioso, visto che in caso di scarsa rendita l’Inter si andrebbe a ritrovare con un bilancio appesantito dalle svalutazioni dei propri giocatori. I casi Gabigol, Kondogbia e Joao Mario sono un esempio anche se i calciatori in questione hanno tutti e tre comunque ancora mercato.

Il caso dei nerazzurri è naturalmente un esempio per sottolineare quale sia la tendenza di questo calciomercato, che si annuncia essere scoppiettante soprattutto per i club maggiori visto che, la possibilità per le prime quattro di accedere alla Champions League, sta spingendo le società a rafforzare le proprie rose per essere competitivi.

Anche le squadre medie inoltre cercano sempre più di aggiudicarsi, anche di fronte a cospicui esborsi, giovani di talento nella speranza che questi possano esplodere generando così un forte ricavo da una eventuale vendita.

Lo stato di salute del nostro calcio

Allargando il discorso allo stato di salute generale del nostro calcio, all’apparenza potrebbe sembrare che i club nostrani, soprattutto grazie alla Juventus, stiano tornando ad essere competitivi anche in prospettiva europea.

Il pallone in Italia invece, guardando più affondo, sta vivendo un momento molto delicato. Per prima cosa c’è da registrare un calo degli spettatori, non solo negli stadi, ma anche davanti alle televisioni.

Questo è anche uno dei motivi che ha portato al nulla di fatto dell’assegnazione dei diritti televisivi del prossimo triennio, visto che la Lega Calcio con ogni probabilità ha sovrastimato un prodotto che non genera più i ricavi sperati.

Quanto ai nostri impianti, da anni aspettiamo una legge sugli stadi di proprietà che non arriva, con la tessera del tifoso che ha allontanato anche molte persone visti i divieti, spesso in maniera inspiegabile allargati anche ai possessori della tessera, e le lungaggini per l’acquisto dei biglietti che ne derivano.

Presentare la tessera del tifoso come rimedio alla violenza e conditio sine qua non per poter assistere alle partite e poi vietare, anche a chi si è tesserato come spesso è capitato, di potere andare in trasferta rappresenta un mezzo fallimento di cui qualcuno prima o poi dovrà rendere conto.

Le inchieste relative a Infront e alla sua gestione dei diritti televisivi, il commissariamento della Serie B, i casi di calcioscommesse e i continui problemi societari di molte squadre professionistiche, dipingono un quadro dove a livello governativo il nostro pallone presenta molte lacune.

Anche i cosiddetti top club non sono poi esenti da dubbi. La Juventus è stata lambita dalla brutta storia del bagarinaggio, mentre la Roma ha appena rinegoziato il finanziamento elargito da Goldman Sachs ed è alle prese con il nodo stadio.

Se Lotito e Preziosi sono invischiati nella vicenda Infront, il closing del Milan non ha tolto tutti i dubbi sull’operazione messa in atto dal broker cinese Yonghong Li, che comunque sta spendendo molto in questo calciomercato.

Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è stato poi dichiarato decaduto a causa della condanna per il crac Livingstone, mentre i Della Valle hanno messo in vendita la Fiorentina in aperta rottura con l’ambiente viola.

Quello che una volta era lo sport nazionale per eccellenza ormai è diventato sempre più uno show, dove al centro di tutto ci sono gli aspetti mediatici dei vari protagonisti a dispetto delle vecchie diagonali o delle mosse tattiche.

Oltre agli aspetti sentimentali, bisogna fare molta attenzione anche alle gestioni economiche delle società per non trovarci di fronte a nuove grandi crisi del nostro calcio.

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