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Brexit tra negoziati Ue e elezioni. Problemi per l’Italia?

lunedì 1 maggio 2017, di Felice Di Maro

L’Ue ha definito le posizioni negoziali dei 27 paesi per la Brexit, approvate all’unanimità. La trattativa per l’uscita del Regno Unito dall’Ue inizierà dopo l’8 giugno, data delle elezioni che al momento sembrano non dover provocare cambiamenti di posizioni per la Brexit, almeno notevoli.

Eppure c’è qualcosa che non si coglie in maniera chiara che rende la Brexit non insicura, certo, ma protagonista di problematiche aperte che in prospettiva potrebbero far decollare processi di difficile gestione da ambo le parti con ricadute per l’Italia.

Negoziati Brexit: problemi per l’Italia?

L’Italia fino ad oggi sulla Brexit non si era espressa in maniera mirata. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio, ha dichiarato che sulla Brexit saremo uniti, riferendosi ai 27 paesi dell’Ue, e che ci saranno pochi pericoli per l’Italia, ma Vediamo però cosa ha detto:

La sfida non è solo quella di gestire bene il negoziato col Regno Unito, ma quella di rilanciare l’unità nei prossimi mesi. Questo non dipende solo dalla nostra unità, ma anche dalla capacità della Ue di cambiare su alcuni dossier fondamentali per l’Unione.

Primo fra tutti quello di una politica economica che accompagni e non deprima la crescita. Ora abbiamo finalmente crescita in tutti i 27 paesi europei, dobbiamo accompagnarlo.

Secondo, quello di avere una politica migratoria comune.
Oggi bisogna ragionevolmente, con spirito non di vendetta, organizzare una separazione dalla Gran Bretagna che avrà una complicazione tecnica-economica straordinaria . In questa complicazione noi difendiamo gli interessi italiani e quelli dei nostri cittadini nel Regno Unito, e l’unità dell’Unione.

Vedremo se sarà come lui dice. Intanto in Ue non c’è una politica comune per i migranti e l’Italia ha con il Regno Unito relazioni economiche notevoli e in vari settori e se le trattative sulla Brexit non daranno rassicurazioni al riguardo è chiaro che l’Italia avrà problemi economici che peseranno di conseguenza sulla crescita che per quanto invocata è lenta e non sicura.

Le linee contrattuali della May

Si tenga conto che la premier Britannica Theresa May ha respinto alcune delle principali richieste della Ue sulla Brexit e le ha definite soltanto posizioni negoziali dei 27. Al Telegraph ha ribadito che non rinuncerà al libero mercato senza dazi e ha anche rafforzato il no alla giurisdizione delle Corti europee e poi ancora si dichiarata contraria alla libera circolazione dei migranti, temi ben noti presentati nel suo discorso alla Lancaster House a gennaio. Vediamo nello specifico cosa ha detto:

Innanzitutto vorrei insistere sul fatto che non abbiamo nessun accordo sulla Brexit con Bruxelles mentre abbiamo le loro linee guida negoziali contro le nostre linee guida negoziali presentate con la lettera sull’articolo 50 e il discorso alla Lancaster House da me pronunciato sull’argomento a gennaio. Vogliamo controllare l’immigrazione e porre un termine alla giurisdizione delle Corti Ue.

È importante che intorno al tavolo si sieda un forte premier del Regno con un forte mandato da parte del popolo del Regno Unito, un fatto che rafforzerà la nostra posizione negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile.

Nulla di nuovo sotto il sole. La trattativa però si presenta con rischi per l’Italia e anche per gli altri paesi che hanno rapporti di economia con la Gran Bretagna. Ora appare chiaro che una trattativa può essere gestita in vari modi, però se l’Ue imporrà costi notevoli per la Brexit è pensabile che la Gran Bretagna accetti e che poi Theresa May non faccia pesare l’esito sulla trattativa?

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