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Bonus arredi 2014, nuovo dietrofront sul tetto di spesa

venerdì 21 marzo 2014, di Valentina Brazioli

Bonus arredi 2014, la questione sembra non riuscire a giungere a un lieto fine. L’incentivo, che abbiamo imparato a conoscere ai tempi della legge di Stabilità, ha infatti avuto un percorso piuttosto travagliato, con qualche colpo di scena imprevisto negli ultimi mesi.

Bonus arredi e legge di Stabilità

Che cosa sia esattamente il bonus arredi lo abbiamo già spiegato in maniera piuttosto esaustiva, senza omettere di sottolineare il nodo gordiano della questione: il tetto di spesa. Che cosa significa? Per farla breve: fatta salva la possibilità di godere di detrazioni fiscali pari al 50 per cento sull’acquisto di mobili ed elettrodomestici - purché effettuato fino al 31 dicembre 2014 e per un massimale di spesa di 10 mila euro – la spesa in questione non potrà superare quella sostenuta per i lavori di ristrutturazione.

Bonus arredi e decreto Salva Roma bis

Un vincolo che era stato superato grazie al decreto Salva Roma bis (articolo 1, comma 2, lettera A del dl n. 151/2013) la cui norma specifica però, non aveva trovato spazio nell’articolato della terza versione del dl, resasi necessaria dopo l’ennesimo passo indietro del Governo.

Bonus arredi e decreto Casa

Come vi avevamo già anticipato, era prevedibile che l’esecutivo decidesse di provare a salvare la norma pensata per cancellare il tetto di spesa. Così era stato, grazie al decreto sulla casa approvato lo scorso 12 marzo dal Consiglio dei Ministri. Finalmente il lieto fine? Non proprio: a meno di 10 giorni di distanza, infatti, è arrivata una doppia bocciatura e l’ennesimo dietrofront.

Il no del Quirinale e della Ragioneria dello Stato

A impallinare l’estensione del bonus mobili è stato il doppio fuoco di fila proveniente dalla Ragioneria dello Stato, da una parte, e dal Quirinale dall’altra. Nel primo caso, il problema rilevato erano le mancate coperture economiche correlate a un ampliamento delle detrazioni fiscali, ma a quanto pare il no decisivo è stato quello proveniente dal Colle. Il punto contestato dal Quirinale era forse più di forma, ma non meno importante: il ripetere una norma identica a quella contenuta nel Salva Roma bis sarebbe in aperto contrasto con l’orientamento giurisprudenziale assunto dalla Corte Costituzionale in materia di reiterazione dei decreti legge fin dal 1996.

Giunti a questo punto, siamo di fronte al paradosso di due Governi consecutivi che hanno tentato di cambiare una norma limitativa inserita da loro stessi (nello specifico dall’esecutivo targato Letta) senza però riuscirci. L’unica certezza, al momento, è che il tetto di spesa è ancora in vigore: non sappiamo se ci saranno altri tentativi di correggere questa impostazione, ma di certo è un fattore che rischia di rendere i bonus in questione meno appetibili.

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