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BCE: le banche europee sono troppe, occorre favorire fallimenti e fusioni
mercoledì 27 settembre 2017, di
Le banche europee? Sono ancora troppe, secondo Danielle Nouy.
Il presidente del Consiglio di Vigilanza BCE ha ribadito la necessità di sottoporre a cura dimagrante l’intero sistema del credito europeo che nel corso degli anni si è ridotto, ma non abbastanza, per dirla con le sue parole.
L’esponente della BCE ha paragonato le banche alla vitamina B: fanno bene, ma soltanto in dosi moderate. La competizione tra un numero eccessivo di istituti crea dei problemi da non sottovalutare e il settore del credito non si è ristretto abbastanza cosa che a sua volta non permette alle banche di guadagnare più del costo del capitale.
La soluzione della BCE? Favorire i fallimenti e successivamente le fusioni e le acquisizioni cross-border.
Il comparto bancario europeo in dati
Per la Vigilanza BCE, insomma, il comparto bancario europeo è già dimagrito, ma non abbastanza. A ridimensionare il settore è stata la grande crisi finanziaria del 2008 che ha ridotto del 20% il numero delle banche.
La Nouy ha fatto notare come a scemare non sia stato soltanto il numero degli istituti di credito, ma anche il dato relativo alle loro attività, scese dal 340% del Pil nel 2012 al 280% del Pil nel 2017. Il dimagrimento c’è stato, insomma, ma non è stato sufficientemente esteso da far parlare di adeguatezza.
I problemi del sistema
Per il settore bancario del Vecchio Continente, afferma la Nouy, le cose sono diventate troppo semplici cosa che molto spesso comporta per gli istituti l’impossibilità di guadagnare più del costo del capitale.
“Sembra che ci siano troppe banche in competizione per i clienti. C’è una buona possibilità che il settore bancario si snellisca”,
ha aggiunto, alzando il velo sulle sue previsioni, o meglio speranze sull’intero settore del credito europeo.
La cura dimagrante
Per la BCE la via migliore da intraprendere potrebbe essere quella di consentire alle banche di fallire tramite il meccanismo europeo. Il tutto favorendo le successive fusioni tra gli istituti del Vecchio Continente, le cosiddette fusioni cross border. Queste ultime sarebbero in grado di snellire le banche nell’ottica di un settore bancario più efficiente e più integrato, per dirla con le parole della Nouy.
“Le fusioni sono complesse, costose e rischiose, quindi richiedono spirito di avventura, una visione chiara e una forte volontà”.
È per questo che le aggregazioni lo scorso anno hanno toccato i minimi del 2000.
Nell’ottica di potenziamento del sistema, però, le banche dovranno intraprendere la strada tracciata e auspicata dalla BCE.