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BCE: ora anche i “falchi” del board guardano al QE per rilanciare l’economia
mercoledì 12 novembre 2014, di
Nel board della BCE si respira sempre più un’aria pessimistica sulle reali possibilità che l’Eurozona possa venir fuori dalla crisi economica pluriennale semplicemente con un programma di credit easing e con i tassi di interesse ai minimi di sempre. Finora ha sempre prevalso la linea dura dei “falchi” dell’Eurotower, tedeschi in primis, sulle strategie di politica monetaria, accantonando sempre l’ipotesi di un piano di quantitative easing, come già avvenuto negli Stati Uniti e in Giappone. Di recente Mario Draghi ha aperto le porte a un QE, ma solo se nei prossimi mesi non dovesse esserci la ripresa economica auspicata e il tasso di inflazione risalire verso il target del 2%.
Entrambe le ipotesi sembrano difficilmente realizzabili in tempi brevi tanto che, nel suo ultimo report sull’Eurozona, l’agenzia di rating americana Moody’s ha prospettato un ritmo di crescita molto più basso del previsto per il prossimo triennio e una riduzione del valore dell’economia dell’area euro del 17% (pari a 1.700 miliardi di euro) rispetto al trend di crescita evidenziato prima dello scoppio della crisi. La schiera di coloro che vedono nel QE l’ultima speranza per il rilancio della fragile economia dell’Eurozona continua ad allargarsi a macchia d’olio.
Dopo Benoit Coene e Christian Noyer, anche il lussemburghese Yves Mersch ha dichiarato che l’acquisto di titoli di stato da parte della BCE è “teoricamente possibile”. Il rappresentante belga dell’esecutivo dell’Eurotower ha aggiunto che se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, bisognerà “valutare tutte le possibilità in base ai loro rischi e sarebbe irresponsabile non considerare tutte le opzioni”. Tra queste c’è in prima battuta il piano di acquisto di bond pubblici e societari, che permetterebbe al bilancio della BCE di espandersi velocemente anche oltre il picco dei 3mila miliardi di euro di marzo 2012.
Mersch ha definito la situazione economica nell’area euro “critica”, con la crescita del pil molto debole e il tasso di inflazione su livelli “eccezionalmente bassi”. Per combattere il rischio di deflazione il QE appare come l’unica arma a disposizione della BCE, che però dovrà superare l’ultima opposizione importante tra i “falchi” del board: il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann. Quest’ultimo teme che il QE possa favorire la monetizzazione dei debiti sovrani dei paesi più deboli dell’eurozona, con ripercussioni negative sulle finanze pubbliche. Ad ogni modo un vero piano di QE deprezzerebbe significativamente l’euro, che dovrebbe velocemente raggiungere i bottom di fine luglio 2012 posti in area 1,2040 dollari.