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Assunto nell’azienda del padre, Di Maio si discolpa e pubblica i documenti
giovedì 29 novembre 2018, di
Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio non ha mai lavorato in nero. Il diretto interessato ci tiene a precisarlo e dimostra la propria regolare assunzione nella ditta di famiglia, con la qualifica di operaio. Ma questa autodifesa sembra non bastare ai detrattori.
C’è chi ripete come un mantra onestà, c’è chi si appella al confitto d’interessi. Una vicenda che crea imbarazzo. Proprio il ministro del Lavoro, infatti, dovrebbe vigilare sulle aziende e, in questo caso, inviare i suoi ispettori a controllare l’attività paterna a Pomigliano d’Arco.
Lavoro in nero. Di Maio risponde agli attacchi
Lavoratori senza contratto nell’azienda del padre. Ben tre quelli che hanno denunciato. Dopo la vicenda che ha coinvolto la ditta di famiglia, venuta a galla con il servizio delle Iene, Luigi Di Maio prova a difendersi.
“Pubblico nuovamente, viste le menzogne che circolano, le mie dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando sono parlamentare e da quando sono ministro. Per visionarle sarebbe sufficiente accedere al sito della Camera, ma per comodità le carico su un file a parte, scaricabile qui”.
Tra i documenti caricati online figurano la lettera di assunzione nella società Ardima e le buste paga.
Il ministro pentastellato mostra ai suoi follower come la propria quota di partecipazione nella società, senza funzioni di amministratore o sindaco, sia sempre stata regolarmente dichiarata a partire dal 2014.
Nel contratto di lavoro si legge che Di Maio è stato assunto, a tempo determinato, dal 27 febbraio 2008 al 27 maggio dello stesso anno. Il totale della retribuzione era di 1.348,81 euro, al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali; la mansione era quella di manovale edile, la qualifica di operaio, mentre l’orario di lavoro previsto era di 40 ore settimanali.
La pubblicazione arriva per rispondere agli attacchi ricevuti nelle ultime ore dagli oppositori politici, ma non solo.
“Non ti attacco per tuo padre ma per quello che fai tu e per quello che hai scelto di fare tu”,
dice Matteo Renzi in un video.
“Mio padre ha ricevuto due decreti di archiviazione sulle vicende di Banca Etruria. Il tempo restituisce la verità. Eppure ancora ieri mi hanno insultata grazie all’odio sobillato dal M5s. L’odio però è un boomerang: prima o poi torna indietro. Vero Di Maio?”,
fa eco Maria Elena Boschi.
A invocare gli ispettori del lavoro è la Cgil.
“Credo che il ministro del Lavoro abbia il dovere istituzionale di mandare gli ispettori a verificare la situazione perché solo su quella base potranno essere dati giudizi,”
il commento di Susanna Camusso.
A difendere il vicepremier è Alessandro Di Battista, i suoi ministri, ma anche tanti cittadini, che sulla pagina Facebook lo sostengono e tifano per lui.