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Aggio Equitalia: eliminazione in discussione al CdM di venerdì
mercoledì 24 giugno 2015, di
Dopo il tam-tam mediatico che ha caratterizzato la giornata di martedì, segnata dal rinvio del varo dei decreti fiscali da parte del Governo, spunta in queste ore l’ipotesi di un decreto sull’eliminazione dell’aggio che Equitalia addebita ai contribuenti sulle cartelle esattoriali.
Che cos’è l’aggio di Equitalia?
L’aggio è una certa somma percentuale, fissata oggi all’8% nel caso di Equitalia, che gli istituti responsabili della riscossione delle imposte sono autorizzati (dallo Stato) a trattenere sugli importi dovuti dai contribuenti a titolo di rimborso forfettario per il lavoro svolto. In pratica il cittadino si trova obbligato a sostenere un costo per il servizio di “recupero crediti” di Equitalia che si aggiunge alle imposte, alle sanzioni ed agli interessi già dovuti.
L’attesa sulla pronuncia della Consulta
L’aggio è un argomento centrale nell’annosa polemica su Equitalia. Si attende proprio in questi giorni la pronuncia della Consulta in merito alla legittimità costituzionale. L’attuale maggiorazione della cartelle esattoriali lederebbe, in particolare, gli articoli 3 e 53 della Costituzione.
Ballano cifre importanti: basti pensare che un eventuale bocciatura comporterebbe l’obbligo per Equitalia (e, di conseguenza, per lo Stato) di rimborsare tutte le somme indebitamente incassate negli ultimi anni per una cifra stimata intorno ai 2,5 miliardi di euro. Un’altra mazzata per il bilancio pubblico dopo la sentenza sull’ incostituzionalità della legge Fornero.
In questo caso, come nel caso delle pensioni deindicizzate e del blocco degli aumenti agli statali, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha ribadito l’esigenza di contemperare il rispetto dei principi costituzionali messi in discussione con quello previsto dall’articolo 81 della Costituzione sull’equilibrio finanziario ed il pareggio di bilancio.
Le ipotesi di riforma
Le ipotesi di riforma allo studio del Governo sono due:
1) il passaggio diretto al bilancio dello Stato della quota oggi prevista come corrispettivo per il servizio di riscossione;
2) la rimodulazione della percentuale da applicare alla cartella con l’eliminazione della proporzionalità e la conseguente applicazione del principio di progressività.
Con il primo punto si riuscirebbe a rafforzare l’immagine di Equitalia come “ente pubblico” slegato dalle logiche di profitto che poco hanno a che fare con l’attività di accertamento e riscossione delle imposte.
Con la rimodulazione, invece, verrebbe meno il meccanismo perverso per il quale oggi una cartella di 100,00 euro paga lo stesso aggio (in termini percentuali) di una da 1.000.000,00 di euro. Se viene previsto un corrispettivo per l’attività svolta al fine di portare la cartella all’incasso, appare ragionevole che esso sia collegato all’entità effettiva del lavoro svolto.
Sempre in tema Equitalia è ancora incerta la questione sulla riforma della riscossione locale. Già il D.L. 70/2011 aveva previsto l’uscita di Equitalia dalle “attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimoniali, dei Comuni e delle società da essi partecipate” dal 1° gennaio 2012. Da allora sono intervenute ben 5 proroghe. Domani sarà “la volta buona” (parafrasando non senza ironia il premier)?